Moderazione totalmente assente in Sammael che, con il suo disinteresse verso gli aspetti pratici del governo dei territori a lui assoggettati, trascura ogni dettaglio legato alla sanità o agli approvvigionamenti, facendo così morire di fame o di malattia un numero incalcolabile di persone. O in Demandred, capace di massacrare fino all’ultimo bambino l’intera popolazione di due città perché riteneva che prima dell’inizio della guerra i loro abitanti lo avessero deriso. Quanto a Semihrage, fra i suoi divertimenti sono diventati famosi quelli di costringere gli abitanti di città catturate a torturarsi a morte a vicenda, o di compiere studi per scoprire in quali modi il dolore possa infrangere la volontà e la dignità umane.

Senza contare gli innumerevoli episodi nei quali una moltitudine di persone è stata rinchiusa in particolari campi senza alcuna protezione contro il freddo e con scarsissime quantità di cibo solo per essere successivamente usata come cibo per i Trolloc.

A completare un quadro di orrori ci sono anche Moghedien, a capo di un’articolatissima rete di spie e nota come sabotatrice e al cui operato sono ascrivibili tante morti quanto a quelle degli altri, con la differenza, però, che nel suo caso ben pochi sono i soldati, e Mesaana.

Anche lei votata al Tenebroso a causa dell’ambizione e della brama di potere, ha volto il suo talento come insegnanti nella creazione di scuole speciali dedicate ai bambini dei territori conquistati. In esse gli alunni erano incoraggiati non solo a spiarsi a vicenda ma anche a fungere da delatori nei confronti dei loro stessi familiari e a distruggere ogni cosa che avrebbe potuto in qualche modo creare problemi al Tenebroso. Fra queste si annoverano musei e biblioteche, eco delle convinzioni di Goebbels secondo cui il rogo dei libri illuminava la fine della vecchia era e la nascita di quella nuova. E come se queste caratteristiche non fossero sufficienti ad accostare i due gruppi, gli allievi di queste scuole venivano chiamati Figli di Mesaana, nome che inevitabilmente richiama alla memoria i Figli della Lupa delle scuole elementari del periodo fascista.

Certo, quello narrato da Jordan è un mondo inventato, e nella nostra realtà non è possibile pensare di impiegare esseri umani come cibo per creature mostruose, ma quanto sono i punti di contatto? Dove finisce la fantasia dello scrittore e dove comincia l’orrore della realtà?

Una buona narrazione può essere un modo di divertirsi, e sfuggire un po’ alle preoccupazioni del quotidiano, ma può essere anche uno spunto per riflettere su temi importanti, e su fatti che non devono essere dimenticati se vogliamo ancora chiamarci uomini.

Note:

(1)    P. LEVI, Se questo è un uomo. La tregua, Einaudi, Torino, 1989, pag. 7.

(2)    http://www.parlamento.it/parlam/leggi/00211l.htm

(3)    Levi, op. cit. pag. 333.

(4)    Levi, op. cit. pag. 338.

(5)    F. TUENA, Le variazioni Reinach, Rizzoli, Milano, 2005, pag. 376.

(6)    Il romanzo, il cui titolo originale è The Man in the High Castle, è stato tradotto per la prima volta in italiano nel 1965 con il titolo La svastica sul sole, titolo che è stato conservato in numerose ristampe effettuate in seguito da diversi editori. Solo nel 2001 Fanucci lo ha ripubblicato come L’uomo nell’alto castello, per poi tornare sui suoi passi e riproporre in seguito il romanzo con il titolo con cui è diventato famoso.

(7)    H. TURTLEDOVE, Darkness Descending, 2000, trad. it. Scende l’oscurità, Fanucci, Roma, 2001, pag. 204.

(8)    Turtledove, op. cit. pag. 304.

(9)    Pubblicato per la prima volta nel 1947 con il titolo Sulle fiabe, il testo della conferenza è ora disponibile nei volumi Albero e foglia e Il medioevo e il fantastico.

(10)    “the genre allows the universalizing of a story. It takes incidents out of a very specific time and place and opens up possibilities for the writer – and the reader – to consider the themes, the elements of a story, as applying to a wide range of times and places. It detaches the tale from a narrow context, permits a stripping away, or at least an eroding of prejudices and assumptions. And, paradoxically, because the story is done as a fantasy it might actually be seen to apply more to a reader's own life and world, not less.”, G.G. KAY, Home and Away, http://www.brightweavings.com/ggkswords/globe.htm

(11)    P. PERRET, The Faces of Fantasy, Tor Books, New York, 1996, pag. 208.

(12)    http://www.dragonmount.com/RobertJordan/, messaggi del 19 dicembre 2005 e del 20 gennaio 2006.