Questa frase può far nascere qualche perplessità, ma non c'è comunque alcun dubbio di chi si stia parlando. Non così nel Portale delle tenebre, dove Jaime Lannister consultando il Libro bianco dedicato alla vita e alle imprese dei membri della Guardia reale prima si siede dove già si era seduto ser Duncan l'Alto (17) e poi legge di ser Barristan il Valoroso che in un torneo ad Approdo del Re ha sconfitto ser Duncan il Grande, lord comandante della Guardia reale (18). Detta così sembra che si tratti di due personaggi diversi, invece si tratta sempre di quello stesso Ser Duncan the Tall protagonista del racconto Il cavaliere errante e di altri racconti ancora inediti in Italia. Una figura non proprio marginale quindi, le cui storie in futuro potrebbero gettare nuova luce anche sugli avvenimenti principali della saga.

Se fossero episodi isolati la cosa sarebbe solo un po' fastidiosa con la perdita di un presagio in un caso, la confusione su un personaggio in un altro, un paio di giochi di parole e qualche elemento di contorno spariti. Ma, al di là della sostanziale differenza fra Mano del Re e Primo Cavaliere del Re, titolo ripetuto nei libri un'infinità di volte e quindi difficile da modificare, questi dettagli possono facilmente essere corretti, e l'editore ha recentemente manifestato l'intenzione di farlo. Problema risolto?

Lo sarebbe se gli episodi già citati fossero gli unici punti deboli della traduzione. Ritradurre integralmente uno o più volumi, o revisionare una traduzione esistente, è un'operazione lunga e costosa, che un editore non prende in considerazione se non ha un valido motivo per farlo. In qualche caso però è già stata fatta, anche per opere fantasy.

Lo hanno Salani con la saga di Harry Potter di J.K. Rowling, affidando la revisione a un comitato di esperti presieduto da Stefano Bartezzaghi, e Bompiani, avvalendosi della collaborazione della Società Tolkieniana Italiana, per la revisione delle traduzioni delle opere di J.R.R. Tolkien (19).

Nel caso di Martin i "punti dolenti" si trovano fin dalla prima riga del primo romanzo, e fanno capire fin da principio che spesso quella di Altieri è una traduzione molto libera, quando non invadente o distratta, e che più che una semplice correzione degli errori noti sarebbe necessaria una vera revisione del testo.

“Le tenebre stavano avanzando.

«Meglio rientrare.» Gared osservò i boschi attorno a loro farsi più oscuri. «I bruti sono morti.»” (20).

Sono le prime righe del Trono di spade, quelle con cui i lettori entrano per la prima volta nel mondo creato da Martin. Non tutte, però, sono parole di Martin, visto che l'incipit inglese recita ““We should start back,” Gared urged as the woods began to grow dark around them. “The wildlings are dead.”” (21).

La prima frase del romanzo è un'invenzione di Altieri. D'effetto, suggestiva, perfettamente in tema con l'atmosfera, ma pur sempre un'invenzione del traduttore e non dell'autore. Che le altre frasi potessero essere tradotte in modo diverso non è significativo, un traduttore è sempre costretto a operare delle scelte e molte piccole possibili differenze rientrano nella norma. Aggiungere qualcosa di propria iniziativa però è un altro discorso, e il fatto che questa modifica sia proprio ciò che apre il primo romanzo non è un buon segno per quel che può leggere nel resto della saga. E infatti questa non è l'unica volta che Altieri si è preso notevoli libertà.

Quando Eddard Stark chiede a Varys perché qualcuno avrebbe potuto desiderare la morte di Jon Arryn proprio in quel momento, questi risponde “«Domande.» Varys iniziò a scivolare fuori dalla stanza. «Forse lord Arryn ne ha fatta una di troppo.»” (22). Martin però era stato molto più sintetico, limitandosi a un semplice ““Asking questions,” Varys said, slipping out the door.” (23).

In questo caso è toccato all'ultima riga del capitolo l'onore di essere una frase nota solo ai lettori italiani. Anche qui il senso non cambia, ma certo i lettori preferirebbero leggere un testo il più possibile fedele a quel che ha scritto l'autore. E nel testo si trovano modifiche anche più invasive di queste. A volte si tratta solo di un paio di parole di spiegazione vere in sé ma aggiunte al posto sbagliato.

Per quanto Margaery Tyrell sia bella, Cersei Lannister non è tipo da ammetterlo neppure con sé stessa, specie se furibonda o preoccupata come durante una scena descritta nel Dominio della regina. Eppure Altieri si preoccupa di aggiungere un “la pur magnifica Margaery” (24) alla semplice indicazione di Martin sul fatto che la ragazza in questione sia la figlia di Mace Tyrell.

Quello che cambia in questo caso, è la percezione del carattere di Cersei, assolutamente incapace di provare empatia per qualcuno che non sia uno dei suoi figli o suo fratello Jaime e addolcita in traduzione. Ma ci sono aggiunte anche peggiori, capaci di modificare e privare di senso tutta una scena. È il caso di uno dei capitoli più ricchi di simbologie e presagi dell'intera saga, quello della visita di Daenerys alla Casa degli Eterni.