Sono passati circa cinquecento anni da quando gli dèi sono morti, uccisi dalla Congregazione formata dai più potenti utilizzatori di magia del mondo. Nell'Era della Rovina che ne è seguita, coloro che tra questi ultimi sono sopravvissuti al Conflitto Celeste detengono ormai un potere assoluto. Dopo aver sradicato i resti dei culti religiosi ed eliminato sistematicamente ogni individuo dotato di capacità magiche che potesse costituire una minaccia nei loro confronti, i Sommimaghi governano ora su intere città-stato e sulle loro popolazioni.

La recente scoperta delle Isole Celestiali, generate dai frammenti caduti dal regno divino durante la sua distruzione, e dunque una fonte pressochè inesauribile di magia allo stato puro, ha recentemente portato a una sanguinosa guerra tra Salazar, tiranno di Dorminia, e Marius, il Sommomago che governa Portombroso. In realtà, sono tre le potenze politico-militari a contendersi il primato assoluto sulla Triade, com'è conosciuto l'insieme dei territori che si affacciano sulle acque orientali del Mare Infranto e sulla sua propaggine, il Canale del Morto. Oltre a Dorminia e Portombroso vi è infatti Thelassa, la Città delle Torri dominata dalla misteriosa Dama Bianca, ad avere un ruolo altrettanto cruciale negli equilibri geopolitici dell'intera area.

Ma proprio nella città-stato in cui Salazar ha governato per secoli con un pugno di ferro, schiacciando con crudeltà ogni forma di dissenso e di disperata opposizione al suo potere, un gruppo di ribelli, le Schegge, guidato e finanziato dal ricco mercante Garrett, trama per rovesciare il dispotico Sommomago. Ed è forse giunto per loro il momento di colpire.

Questa la cornice intorno alla vicenda narrata da Luke Scull, originario di Bristol, in Inghilterra, qui al suo esordio nel campo della narrativa fantastica. La Compagnia della Spada – Gli Oscuri (The Grim Company, originariamente pubblicato dalla giovane casa editrice Head of Zeus nel 2013) è il primo volume di una serie grimdark fantasy che prende il titolo dal suo stesso primo atto e che si inserisce volutamente nel sottogenere definito dalle opere di scrittori come Joe Abercrombie e Mark Lawrence, per citarne solo alcuni tra i principali. Il secondo libro della serie in corso d'opera di Scull, Sword of the North, è in uscita il prossimo inverno sul mercato librario di lingua inglese. Entrato tra i finalisti dei Gemmell Awards di quest'anno, The Grim Company era nella rosa dei romanzi candidati per il Morningstar, premio dedicato agli esordienti nella narrativa fantasy vinto poi da Brian McClellan con il suo Promise of Blood.

Prima ancora di essere uno scrittore, Scull è game designer degli Ossian Studios, per i quali si è occupato in particolare del gioco di ruolo fantasy The Shadow Sun (uscito su piattaforma iOS). Ha inoltre collaborato con Bioware, software house che ha sviluppato titoli ben noti ai roleplayers, come quelli delle serie di Baldur's Gate e di Neverwinter Nights (per quest'ultima, Scull ha curato il design dell'espansione Mysteries of Westgate).

Il background formativo dell'autore ha certamente influito nello sviluppo delle idee alla base del suo esordio letterario. Pur non presentando elementi originali, il mondo creato da Scull (di cui si ha una comprensione limitata alla Triade, almeno in questo romanzo, con pochi ma significativi accenni a tutto il resto) esercita infatti non poco fascino: oscuro, decadente, solcato da creature modificate dalla volontà dei Sommimaghi oppure dagli effetti imprevedibili, ma non meno terrificanti, della magia allo stato puro. Una terra, quella che circonda le sponde orientali del Mare Infranto, che sta morendo e in cui le risorse naturali sono in via di esaurimento, lacerata dalle fenditure generate dai cadaveri delle divinità precipitate dai cieli durante il Conflitto Celeste, ambite dai Sommimaghi per le riserve magiche che offrono. Se questi elementi possono derivare da diverse fonti d'ispirazione, come l'ambientazione di Warhammer Fantasy, le opere di Glen Cook e di Steven Erikson e anche echi lovecraftiani, è fondamentalmente il modo in cui essi vengono miscelati che rappresenta il pregio maggiore, a mio avviso, del romanzo.

A questi interessanti spunti e alla ricchezza delle sue idee, tuttavia, non fa seguito da parte dell'autore uno sviluppo adeguato, così come non risulta ben definito l'elemento centrale e determinante dell'intreccio: la magia.

Il ritmo serrato della narrazione, condensata in meno di cinquecento pagine, la quantità notevole di elementi, spesso solo accennati, che caratterizzano l'ambientazione e il numero dei personaggi (Scull usa la tecnica del punto di vista, strutturato su cinque di questi ultimi) danno l'impressione che l'autore si concentri soprattutto sulla descrizione degli eventi per giungere alla conclusione della trama. Manca, insomma, un equilibrio tra la complessità del worlbuilding, suggerita sullo sfondo delle linee narrative, e queste ultime, con il risultato che il lettore non viene immerso totalmente nella visione di Scull. O, piuttosto, che quest'ultimo non l'abbia definita con chiarezza prima della stesura del romanzo.

La stessa narrazione, in alcune sequenze non secondarie della trama e in particolare nello sviluppo di uno dei protagonisti, presenta delle ellissi che successivamente vengono risolte dall'intervento della voce narrante, che dunque espone troppo, invece di aver mostrato prima. L'autore non brilla, almeno in questo esordio, per stile e capacità tecnico-narrativa degni di nota. Gli aspetti più crudi e violenti della trama (e dell'ambientazione) sono a volte presentati al lettore con dialoghi piuttosto banali, ricchi di termini crudi e volgari che sembrano inseriti solo per l'effetto scioccante che essi generano in sé.

Sfaccettature e linee narrative che riguardano i singoli personaggi sono complessivamente abbastanza riusciti. Ben caratterizzato risulta Eremul Kaldrian, il Mezzomago, pervaso da una radicata e ossessiva volontà di vendetta nei confronti di Salazar, che lo ha mutilato per potersene servire quando necessario. Ma egli è anche un codardo, e ne è consapevole. Il suo percorso interiore, l'affiorare durante la narrazione dei suoi forti chiaroscuri fino a una nuova coscienza di sè dovuta all'esaurirsi di quel conflitto interiore, è ben reso. Un discorso simile va fatto per Davarus Cole, il giovane ribelle convinto che il suo sia un cammino certo verso la gloria, conferita da gesta eroiche che però egli deve ancora compiere. Al suo fianco la Sventura del Mago, un'arma che potrebbe rivelarsi decisiva per rovesciare il tiranno di Dorminia, Davarus risulta spesso irritante nella sua totale incapacità di fare autocritica e di porsi umilmente al servizio delle Schegge e di Garrett, suo mentore e padre adottivo in seguito alla tragica morte del padre naturale del ragazzo (oltre che precedente possessore dell'arma incantata). L'ostinazione e la testardaggine di Davarus, oltre che le sue reali capacità, subiranno cambiamenti durante la trama: se quelli relativi alle seconde non risultano alla fine del tutto convincenti, Scull è invece abbastanza efficace nel tratteggiare il personaggio alla conclusione della vicenda. L'anziano e formidabile guerriero delle Alte Terre Brodar Kayne è forse il personaggio con meno zone d'ombra del romanzo. Pur ferito in modo profondo da un grave tradimento subìto in passato, insieme al truce e altrettanto letale Jerek, Il Lupo, incrocia il cammino di Davarus all'inizio del romanzo (in modo un po' forzato ma necessario allo svolgersi della vicenda). Nonostante la sua tragica storia personale, Brodar è l'unico, tra i protagonisti, a mantenere una propria integrità morale. Così come riesce a farlo, almeno in parte, la maga delle Alte Terre Yllandris, che ha la funzione principale di sviluppare l'unica linea narrativa la cui ambientazione è distante dalle altre e di permettere di capire le dinamiche che regolano politica e tradizioni del popolo suo e di Brodar oltre all'ambiguità dello Sciamano, Sommomago di quei territori.

Per quanto riguarda l'elemento magico, come già accennato, Scull dimostra anche qui una ricchezza di idee che stride con una maturità letteraria ancora da raggiungere. Non sono chiari i meccanismi che regolano la capacità di accedere al potere magico, così come le limitazioni e gli effetti di quest'ultimo. All'inizio del romanzo, si capisce che le abilità sovrannaturali dei Sommimaghi dipendono dalle riserve di magia pura di cui dispongono. Successivamente, questa limitazione non viene più menzionata e, anzi, gli sviluppi stessi di alcuni elementi della trama risultano quasi del tutto slegati da quella premessa. Lo stesso Eremul, mutilato perchè non possa usufruire dell'intero suo potenziale (e, dunque, non costituire una seria minaccia per Salazar) a volte riesce a esprimere un potere notevole, pur non essendo chiaro a quali risorse egli abbia accesso. La magia ha spesso effetti di una violenza, una spettacolarità e di un'ampiezza immense (si evince che chi vi ha accesso possiede anche la capacità di influenzare, se non addirittura di leggere, le menti altrui) ma non sembrano esistere limiti o costi per controbilanciare questo potere.

L'edizione italiana del romanzo, edita da Newton Compton, è piuttosto buona considerando anche il suo prezzo, del tutto accessibile. La copertina non ripropone l'illustrazione originale ma una abbastanza simile, la mappa interna è ben resa dalla versione originale e, durante la lettura, non si riscontrano refusi di stampa.

Un discorso a parte, però, va fatto per la traduzione a cura di Cecilia Pirovano e Nicola Spera. C'è innanzitutto da chiarire che la prosa di Scull non presenta difficoltà di sorta, essendo piana e lineare e con un lessico non particolarmente ricercato. La versione italiana del testo è comprensibile e, nel complesso, buona. Ma alcune scelte dei traduttori sono per lo meno discutibili. Ve ne sono, a mio avviso, diverse, in particolare in merito a toponimi, appellativi e nomi, che in lingua inglese sono in linea con l'evocatività (non del tutto espressa dall'autore, come spiegato) dell'ambientazione. Non così nella traduzione: "Shadowport" ha un tono differente da "Portombroso", che forse sarebbe più adatto a un romanzo fantasy di tradizione tolkieniana; stesso effetto ha "Cuordiroccia" ("Heartstone", in lingua inglese). Un discorso simile si può fare per il termine "Sommomago", scelto per rendere l'originale "Magelord" e, ancora, per il neutro "Selezione" come resa del vocabolo ("Culling") usato da Scull per indicare la politica di ricerca e sterminio compiuta dai maghi più potenti per eliminare i loro simili, della quale il termine inglese suggerisce bene le implicazioni più cruente.

Non si può sorvolare, poi, su scelte di cattivo gusto come "Carnali" per indicare le entità nate dall'unione magica tra i più potenti guerrieri delle Alte Terre e gli animali totemici dei clan ("Brethren") o sulla resa dell'appellativo di un personaggio, Orgrim Foehammer, tradotto come "Orgrim, detto Biecomartello" (pag. 75). Purtroppo, gli errori non finiscono qui e non riguardano solamente delle scelte di termini effettuate in modo superficiale o avulso dal contesto. In alcuni punti del romanzo, in tutto sei o sette, la lettura di alcune scene non risulta del tutto chiara a causa di banali errori nella traduzione (o, forse, refusi della stessa). Sia chiaro che ciò non crea alcun problema nella comprensione generale della trama, e un lettore attento può facilmente intuire la natura dell'errore pur non avendo il testo originale a portata di mano. Ma quando, valga questo come esempio, si sta seguendo la vicenda di un capoclan che è stato ridotto facilmente all'impotenza dal suo sovrano per non avergli prestato obbedienza, e si legge che egli è "responsabile di aver preso la decisione di sconfiggere il re e l'immortale signore supremo" (pag. 269), qualcosa non torna. Salvo, poi, leggere nella versione in lingua inglese che il capoclan "had made the decision to defy the king and their immortal overlord" e capire che "to defy", in questo caso, significa 'opporsi, sfuggire' e non certo 'sconfiggere'.

In conclusione, quella iniziata con La Compagnia della Spada – Gli Oscuri non sarà, quasi certamente, una "saga che ha rivoluzionato il fantasy", come l'edizione italiana riporta in quarta di copertina (e men che mai un "romanzo storico" come invece è sovraimpresso sulla prima). Forse i libri successivi, quando usciranno, potranno dare ragione a quei toni trionfalistici ma, per adesso, ci limitiamo a giudicare questo primo volume.

Si tratta di un libro ricco di spunti e suggestioni notevoli per quanto riguarda l'ambientazione, con una trama densa, personaggi piuttosto ben caratterizzati, una narrazione serrata e un finale interessante, che apre all'atto successivo pur concludendo la vicenda principale. Proprio in merito alla fine della stesura di quest'ultimo, avvenuta all'inizio di maggio, l'autore ha dichiarato sul suo sito ufficiale di aver compiuto un consistente lavoro di world building dopo aver letto attentamente le notazioni mosse a questo suo esordio dalla critica specializzata. Resta da vedere se l'approfondimento e la rifinitura della sua visione porteranno ai risultati che già dalla lettura di questo primo volume si possono considerare raggiungibili dall'autore.

Per ora, la mia personale valutazione dell'esordio di Scull è ampiamente positiva, in attesa di una consistente maturazione (nella profondità e nella coerenza dell'ambientazione, ma anche nello stile e nelle tecniche narrative, oltre che nella caratterizzazione dei personaggi) che è lecito e doveroso attendersi nel romanzo successivo.