Originariamente intitolato da Brandon Sanderson The Book of Endless Pages (Il Libro delle Pagine Infinite), lo stesso del tomo che Shallan Davar riceve dalla studiosa e sua maestra Jasnah Kholin alla fine del primo libro, questo secondo atto della saga The Stormlight Archives (Cronache della Folgoluce, in italiano) è stato al centro di un curioso caso di pubblicazione. Convinto dal suo editor Moshe Feder che un titolo del genere sarebbe stato inopportuno per un volume di una tale lunghezza, l'autore ha infine optato per Words of Radiance rendendosi poi conto che, se il manoscritto avesse avuto anche una sola pagina in più, i macchinari utilizzati da Tor Books non sarebbero stati in grado di stamparlo in un unico volume. A tutt'oggi, dunque, il libro detiene il primato del più imponente tra quelli pubblicati dalla casa editrice statunitense.

Strutturato in modo simile al precedente The Way of Kings (La Via dei Re, nell'edizione italiana) in un prologo, un epilogo, capitoli basati sui punti di vista dei protagonisti e interludi che invece introducono altri personaggi e narrano eventi e situazioni lontane ma non del tutto slegate dalla trama principale, Words of Radiance sarà pubblicato (com'è avvenuto anche per il primo volume della saga) da Fanucci Editore, indicativamente tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre prossimo. La scelta relativa alla traduzione del titolo originale, in merito alla quale è stato indetto dalla casa editrice romana un sondaggio aperto ai lettori sulla propria pagina Facebook, sarà Parole di Luce. Quella che segue è dunque un'analisi della versione originale del romanzo.

Come ha affermato lo stesso Sanderson, se The Way of Kings è principalmente la storia di Kaladin Stormblessed (Folgoeletto), Words of Radiance è quella di Shallan. Il suo tragico passato, precedente a ciò che i lettori del primo volume conoscono di lei, è narrato attraverso dei flashback (in modo simile a quanto avvenuto per Kaladin nel primo volume) che si interconnettono in modo significativo con la narrazione principale man mano che questa si sviluppa, con le scelte del personaggio, con la sua evoluzione interiore. È proprio quest'ultima, a mio avviso, uno degli elementi di spicco del romanzo, un aspetto che non riguarda soltanto Shallan ma anche Kaladin: la presa di coscienza del proprio compito nei complicati equilibri di forze che minacciano di sconvolgere Roshar e di aprire al ritorno dei terrificanti Voidbringers (Nichiliferi), le non facili scelte che tutto quello comporta. Se, infatti, Shallan è al centro della vicenda, non si deve affatto pensare che il protagonista de La Via dei Re non abbia la trattazione che merita dopo gli eventi conclusivi di quel libro, in cui la sua condizione è radicalmente cambiata sotto diversi punti di vista ma che è sostanzialmente la stessa se si considera che la sua esistenza ha uno scopo, quello di proteggere.

Shallan nell'illustrazione di Michael Whelan del risguardo del libro
Shallan nell'illustrazione di Michael Whelan del risguardo del libro
Ma i percorsi che i protagonisti di Words of Radiance compiono non sono mai lineari, mai facili. In questo si evidenzia la capacità di Sanderson nello svilupparli e farli muovere all'interno della complessità della sua saga: se uno dei pilastri dell'heroic fantasy è la crescita dei protagonisti di una storia ad ampio respiro, questo libro conferma che Sanderson è una delle più importanti realtà della narrativa di genere, e che il suo talento è in grado di rendere le sue creazioni memorabili anche quando non hanno un ruolo di primo piano rispetto alla storia: le caratterizzazioni di Dalinar Kholin (in questo romanzo non uno dei fulcri della vicenda come invece in The Way of Kings), dell'adorabile spren Syl, dell'incapace e problematico sovrano degli Alethi, Elothkar, degli uomini del Ponte Quattro, fino a quelle dei personaggi protagonisti degli interludi, ne sono prova evidente. Una menzione, a questo proposito, la merita una delle novità più importanti tra quelle introdotte da Sanderson in questo libro: Eshonai. Si tratta di un nuovo punto di vista, piuttosto ricorrente negli interludi, che offre al lettore una totale immersione nella cultura e nella condizione dei Parshendi, il popolo responsabile dell'assassinio del precedente re di Alethkar, Gavilar (padre di Elothkar e fratello di Dalinar) che ha causato lo scoppio dell'interminabile guerra tra quello e gli Alethi. Qui, come se ce ne fosse ulteriormente bisogno, l'eccezionale worldbuilding di Sanderson assume ulteriore complessità e ricchezza e porta il lettore a capire le motivazioni dei Parshendi e a empatizzare con la loro affascinante cultura.

Non ultimo, infatti, tra i fattori che rendono straordinario Words of Radiance, è ancora una volta Roshar. Sebbene la vicenda principale sia quasi completamente ambientata nelle Shattered Plains (Pianure Infrante) cioè sul teatro del conflitto, alcune parti della narrazione sono squarci sulle tante altre culture che popolano il mondo creato da Sanderson, sulle loro vicende, sulle loro tradizioni politiche e religiose. Un mondo, insomma, ancora una volta esplorato (mostrato, mai oggetto di infodumping da parte dell'autore) con capacità e coerenza e reso ancora più affascinante dalle illustrazioni interne di Dan Dos Santos, Ben McSweeney, Isaac Stewart e Michael Whelan (autore anche della copertina). Il risultato, a mio parere, è uno dei mondi più affascinanti della letteratura fantasy che siano mai stati creati.

Va considerato, a questo proposito, che la visione complessiva di Sanderson vuole Roshar (e la prevista decalogia delle Cronache della Folgoluce) solo una delle realtà del Cosmere, cioè del quadro narrativo generale che collega tra loro la quasi totalità delle saghe e dei romanzi dell'autore statunitense. Torna, quindi, in Words of Radiance, Hoid/Wit (Arguzia) un personaggio capace, a modo suo, di modificare il corso degli eventi in nome di scopi e piani superiori ma le cui motivazioni non risultano ancora chiare.

La storia più antica di Roshar, così strettamente funzionale alla vicenda dei tanti personaggi della saga, comincia ad assumere maggiore chiarezza (anche se, com'è ovvio, tante altre domande sorgono a suo riguardo) attraverso l'incessante ricerca di Shallan e di Jasnah così come grazie ad alcune rivelazioni relative agli spren, al loro legame con gli esseri umani, al Reame Cognitivo di Shadesmar. In questo secondo atto c'è forse meno azione (una spiegazione di ciò deriva dalla centralità del personaggio di Shallan e dai cambiamenti avvenuti nella condizione di Kaladin) ma il mio parere è che la narrazione non ne risenta affatto. Sanderson colloca un evento sconvolgente e assolutamente decisivo per lo sviluppo successivo della trama già nelle prime pagine del romanzo, sviluppa nuove relazioni tra i suoi personaggi, tiene alta la tensione con l'incombente minaccia dell'Assassino in Bianco (Szeth-figlio-figlio-Vallano), tratteggia i dilemmi interiori di Kaladin ed esplora la sua difficoltà nel fidarsi degli occhichiari Alethi rivelando loro i suoi poteri (che continua a mettere alla prova), non risparmia notevoli ed efficaci colpi di scena.

A mio avviso, in un modo simile a quanto avviene ne Il Pozzo dell'Ascensione (secondo libro della trilogia di Mistborn) quella di Words of Radiance è una struttura narrativa che da un certo punto di vista può essere letta come una lunga, articolata preparazione a un finale spettacolare, che sono sicuro terrà i lettori italiani con il fiato sospeso per diverse decine di pagine, con cambi repentini del punto di vista narrativo, situazioni al limite raccontate con un taglio cinematografico, il verificarsi di eventi che porteranno a concludere alcune tra le principali linee narrative aperte con il primo volume della saga. E, nella coda conclusiva del romanzo, l'autore riprende infine i singoli personaggi principali, portandoli a una nuova partenza per quello che avverrà nel terzo atto della decalogia, il cui titolo non ancora definitivo è Stones Unhallowed.

Brandon Sanderson afferma nei ringraziamenti di questo libro che per quasi vent'anni quella di Cronache della Folgoluce è stata la storia che avrebbe sempre voluto raccontare, ed è un bene che sia riuscito infine a farlo, arricchendo la narrativa di genere con quella che già in soli due volumi promette di essere una delle saghe fantasy migliori di sempre.