Richard Kuklinski sembra un uomo tranquillo, abile giocatore di bigliardo ma incapace con le donne. Per sua fortuna incontra la bella Deborah, una ragazza cattolica che rimane affascinata dal suo modo di fare protettivo, e che pare sapere ciò di cui lui ha bisogno. Richard però è anche uno spietato assassino che non ha problemi a fare fuori un tipo che lo ha insultato durante una partita a biliardo. Per questo, quando entra in contatto con il malavitoso Roy Demeo, questi vede in lui il potenziale del killer professionista. Tanto per testare la sua freddezza gli fa ammazzare un barbone e poi lo assume come braccio armato. D’ora in poi Richard inizierà la sua carriera di Iceman, uccidendo più di 100 uomini ma rimanendo sempre un ottimo padre di famiglia, premuroso con moglie e figlie che mai sospettano nulla fino al giorno dell’arresto.

Presentato al Festival di Venezia 2012 esce solo quest’anno nelle sale italiane The Iceman, il film d’esordio del regista israeliano Ariel Vromen che, forse per scarsa esperienza, non riesce proprio a mettere a fuoco la storia di uno dei più spietati killer americani. Nonostante la presenza di Ray Liotta, siamo lontani dal gangster movie alla Scorsese o alla Coppola per una totale assenza di ironia e senso epico, ma anche da un classico noir. Richard Kuklinski dovrebbe avere la statura del personaggio shakespeariano, diviso tra la sua metà “buona” del buon padre di famiglia, a quella malvagia di “assassino”. Michael Shannon ci prova e se si considerasse solo la presenza scenica sarebbe a dir poco maestoso ma, purtroppo, la storia si srotola verso direzioni contrastanti senza mai andare a parare da qualche parte. Non è approfondita la psicologia di Kuklinski, la cui infanzia difficile e violenta a causa di un padre manesco, è appena accennata, né la doppiezza del personaggio che viene mostrato nell’ambiente famigliare ma pochissimo nella veste di sanguinario criminale. E per essere un film ispirato alla biografia di Richard Leonard Kuklinski e al libro di Anthony Bruno, The Iceman: The True Story of a Cold-Blooded Killer, è un bel problema. L’unica cosa divertente è riconoscere David Schwimmer, l’ex Ross di Friends, con tanto di baffoni in modalità “cattivo ragazzo” e Chris Evans per una volta imbruttito e lontano del ruolo di Capitan America.