Il concetto di "mondo alternativo" nel quale la storia, in un determinato momento del passato, si è svolta in maniera diversa rispetto a quella che conosciamo noi, è ben noto agli autori di letteratura fantastica, al punto che ormai è diventato un vero e proprio genere. Ed è proprio in questo genere che, forte di una laurea in storia bizantina, si è specializzato il californiano Harry Turtledove.

Noto anche in Italia per il suo Impero di Videssos modellato sulla base dell’Impero Bizantino, e per la rivisitazione, motivata da un’invasione extraterrestre, della Seconda Guerra mondiale in Invasione e Colonizzazione, in questa occasione Turtledove sceglie di esplorare la possibilità del viaggio nelle diverse linee temporali.

Nel recente Guerre imperiali, infatti, il problema di una gravissima crisi energetica sul pianeta Terra verso la metà del XXI secolo viene risolto grazie alla scoperta dei mondi alternativi. Nasce così la Crosstime Traffic, società specializzata nello sfruttamento delle risorse offerte dai vari mondi, senza però alterare l´equilibrio delle culture che vi si sono sviluppate.

All’inizio del romanzo la Crosstime Traffic è già un’impresa solida con interessi in molte linee temporali differenti, nelle quali i suoi dipendenti operano sotto la falsa identità di comuni commercianti. Jack e Melissa Solters si occupano dell’acquisto di grano per integrare l’insufficiente produzione del loro tempo e, per meglio mascherare la loro identità, si fanno accompagnare periodicamente nei viaggi di lavoro dai due figli adolescenti, Jeremy e Amanda. E sono proprio i due ragazzi a doversi destreggiare in situazioni difficili in un Impero Romano ancora solido dopo duemila anni di storia. Bloccati nella città di Polisso e impossibilitati a ricevere aiuto dal loro tempo, Jeremy e Amanda devono adattarsi ad un mondo divenuto improvvisamente scomodo e minaccioso, dove un errore può costare la vita.

Immaginato – come ha dichiarato lo stesso Turtledove – per un pubblico di adolescenti, questo romanzo presenta una trama molto più lineare rispetto a quelle alle quali l’autore ci ha abituato: i personaggi sono limitati al minimo indispensabile; l’ambientazione è ben curata ma circoscritta a una sola città, e il pericolo, benché reale, viene percepito in modo un po’ troppo distante.

La psicologia dei protagonisti, inoltre, è priva di evoluzioni. Non solo i due ragazzi sacrificano senza problemi le vacanze estive e la compagnia dei loro amici per aiutare i genitori, ma appaiono molto competenti e responsabili fin dall’inizio dell’avventura: Jeremy e Amanda affrontano compiti eccessivamente pesanti per la loro età e il loro background. I due ragazzi, pur provenendo da un mondo con una tecnologia decisamente più sviluppata rispetto a quella in cui si trovano costretti a vivere, non rinunciano ai loro principi. Viene ribadita più volte, per esempio, la loro avversione alla schiavitù, anche quando la rinuncia a possedere uno schiavo fa ricadere ogni giorno il compito di preparare il pane, partendo dal grano ancora da macinare, sulle spalle di una moderna sedicenne.

Turtledove mantiene come di consueto il suo ritmo lento, con poche azioni inframmezzate da dettagli dell’ambientazione e commenti quotidiani che aiutano a calare maggiormente il lettore nel suo mondo. Stavolta però l’effetto complessivo è quello di diluire un po’ troppo lo svolgersi della storia, senza riuscire a far provare quel senso di partecipazione che distingue un buon libro da uno riuscito solo a metà.

Pur essendo autoconclusivo questo romanzo fa parte di una serie giunta negli Stati Uniti al quarto volume, ognuno dei quali narra le vicende di persone diverse impiegate dalla Crosstime Traffic nei vari mondi alternativi scoperti. L´autore ha quindi la possibilità di giocare, grazie alla sua erudizione storica, con possibilità diverse del nostro passato che non si sono verificate, consentendoci di gettare uno sguardo su mondi possibili ma mai esistiti. Speriamo solo che lo faccia sfruttando trame e personaggi un po’ più consistenti.