L’attesa è stata lunga, ma ne è valsa la pena!

Non può che essere questo il giudizio a caldo dopo la visione di Iron Man.

L’uscita cinematografica della pellicola, inizialmente prevista per il 2006, è stata infatti posticipata di due anni per l’inadeguatezza degli effetti visivi che avrebbero rischiato di ridicolizzare uno dei più controversi supereroi nati dalla fantasia di Stan Lee.

I due anni sono passati e, nel 2008, la Industrial Light & Magic di George Lucas di strada ne ha fatta, affidando la supervisione degli effetti speciali di Iron Man a John Nelson, che ha progettato una credibile armatura robotica dotata di razzi propulsori e missili incorporati con cui rivestire ‘l’uomo di ferro’.

Vincitore del Premio Oscar per Il Gladiatore e candidato all’Oscar per Io, robot, Nelson ha inoltre curato l’aspetto visuale di Matrix Revolution e Matrix Reloaded.

La trama di Iron Man, diretto da Jon Favreau (che aveva già collaborato con la Marvel per Daredevil), rispetta la storia originale di Stan Lee, Jack Kirby, Larry Lieber e Don Heck, pur con qualche lieve aggiustamento volto ad adeguare il film ai tempi: il geniale miliardario Tony Stark (Robert Downey Jr), viene rapito da un gruppo di guerriglieri iracheni (vietnamiti nel fumetto del 1963) che lo obbligano a costruire missili per la loro causa.

Invece di sottostare agli ordini impartiti dai suoi sequestratori, Stark costruisce una imponente armatura che gli permette di sfuggire ai guerriglieri e riguadagnare la libertà.

Il ritorno a casa dell’eroe sarà tanto traumatico quanto l’esperienza in Irak: la società costruttrice di armi che Stark ha ereditato alla morte del padre lo crede inaffidabile dopo lo shock subito a causa del rapimento e la stampa lo assedia.

Solo il migliore amico, il pilota dell’esercito Jim ‘Rhodey’ Rhodes (Terrence Howard) e la segretaria Virgina ‘Pepper’ Potts (Gwyneth Paltrow) restano al fianco di Tony: i due sono i primi personaggi  della storia a scoprire l’identità segreta di Iron Man.

La pellicola sviluppa in modo particolare il rapporto di complicità, sempre sul punto di trasformarsi in qualcosa di più, che si instaura tra il dirigente Tony Stark e la sua affascinante assistente Pepper che, grazie all’interpretazione della Paltrow, diviene una credibile donna moderna, lasciandosi alle spalle la segretaria d’altri tempi innamorata del suo capo, come nelle intenzioni originali dei creatori del fumetto.

Nel ricco cast della pellicola (ognuno dei personaggi principali ha ricevuto almeno una nomination all’Oscar) oltre Jeff Bridges nei panni di Obadiah Stane, socio in affari del padre di Tony e, inizialmente, mentore e consigliere del miliardario, vi sono Shaun Toub, attualmente nelle nostre sale cinematografiche con un ruolo da protagonista nel Cacciatore di aquiloni, che è sempre più convincente dopo l’ottima performance di Crash - Contatto fisico;  Samuel L. Jackson che interpreta, in un piccolo cameo al termine dei titoli di coda, il personaggio di Nick Fury, capo della società segreta S.H.I.E.L.D.; lo splendido Stan Lee - sempre più in forma a ogni sua apparizione cinematografica - è l’arzillo miliardario che, in un altro cameo, Tony Stark scambia per il fondatore di Playboy Hugh Hefner.

Gli spettatori più concentrati e attenti riusciranno inoltre a scorgere anche Hilary Swank,  nella pellicola per pochissimi fotogrammi accanto al regista Jon Favreau.

E’ soprattutto l’interpretazione di Robert Downey Jr, perfettamente a suo agio nei panni del miliardario playboy come in quelli dell’eroe, a rendere il film credibile e divertente.

L’attore statunitense  – che di recente ha lavorato nel thriller Zodiac ed è apparso al fianco di Nicole Kidman nel complesso Fur - ha dichiarato di aver sempre adorato, sin da bambino, i fumetti di Stan Lee, primi tra tutti Iron Man e L’Uomo Ragno.

Non è stato dunque difficile per Downey Jr immedesimarsi in un eroe che, come ha egli stesso dichiarato, “è tormentato e soffre per le giuste cause”.

Le malelingue hanno voluto vedere una ulteriore somiglianza tra il miliardario Tony Stark e il suo volto cinematografico nella dipendenza che lega entrambi all’alcool: il problema, soltanto accennato nella pellicola di Favreau ma presente nel fumetto, riguarda infatti da vicino anche l’esperienza personale di Downey Jr, che in passato è stato ospite di cliniche di riabilitazione.

La pellicola è in grado di sorprendere lo spettatore con la sua ironia e la sceneggiatura, curata da Mark Fergus, Hawk Ostby, Art Marcum e Matt Holloway, riesce a rendere divertenti anche i momenti ‘seri’ del film senza per questo peccare di superficialità.

Ottima anche la colonna sonora, che contribuisce alla narrazione con naturalezza. Curata da Ramin Djawadi, che ha collaborato alla realizzazione del tema musicale di Pirati dei Caraibi: la maledizione della prima luna e del recente Batman Begins, la colonna sonora di Iron Man è inoltre composta da brani rock di tutto rispetto, cantati da gruppi del calibro degli Ac/Dc.

Più che semplice trasposizione cinematografica di un fumetto di successo, Iron Man non conquista lo spettatore solo con i suoi effetti speciali o i paesaggi mozzafiato ripresi durante il volo che segna il ‘battesimo dell’aria’ di Tony Stark.

La pellicola punta infatti il dito contro i ‘mercanti di morte’ che vendono armi altamente distruttive agli eserciti: anche Tony inizialmente è uno di essi, ma l’esperienza del rapimento lo convincerà a proporre una cambiamento di rotta per la sua azienda e a dedicarsi a iniziative filantropiche:

Senza dichiarati intenti politici - a differenza di quanto avviene nel fumetto, dall’orientamento chiaramente anticomunista - Iron Man invita a riflettere su cosa voglia dire vivere in un mondo in guerra, dove sono gli innocenti a pagare per le decisioni dei potenti.

Iron Man è un film per tutti: non saranno solamente gli appassionati lettori del fumetto di Stan Lee a seguire con piacere le avventure di Tony Stark che, a seconda del verdetto del pubblico, potranno interrompersi dopo il primo episodio oppure dare origine a un sequel, preannunciato da alcuni ‘scenari possibili’ lasciati aperti dalla pellicola.

Pia Ferrara

 

Questa è una recensione dedicata ai Marvel zombie (appassionati dei fumetti Marvel di età stagionata come la mia), ma è anche una bella sorpresa, come il film di Favreau.

Perché, diciamolo, le premesse non erano proprio delle migliori. Le ultime pellicole tratte dai fumetti Marvel (Ghost Rider, Fantastici 4 e Silver Surfer, tanto per citarne qualcuna) ci avevano fatto temere che aldilà di Spiderman e dei Mutanti il destino cinematografico dei supereroi di Stan Lee fosse segnato da pessimi presagi.

Di suo Jon Favreau, il regista, aveva alle spalle la partecipazione al discusso Devil come attore nella parte di Foggy Nelson, e la regia di Zathura (che sarà anche stato carino ma in pratica era Jumanji in chiave SciFi) e se proprio si voleva essere scaramantici...

Invece Iron Man è un prodotto di qualità, quello che una volta andava sotto la definizione di "intrattenimento di classe".

E visto che Tony Stark, l'alter ego di Iron Man ha sempre avuto una certa propensione agli alcolici, esaminiamo il film come un cocktail.

L'azione arriva subito dopo i titoli di testa, e siamo (anche se con le dovute attualizzazioni) proprio dalle parti del primo episodio fumettistico di Iron Man, poi il flashback sulla vita di Tony Stark che non ha nulla da invidiare a James Bond in quanto a donne, auto veloci e vita adrenalinica.

Il tono del film viene tenuto sempre alto da dialoghi serrati come solo gli sceneggiatori di Hollywood sanno scrivere e un buon ritmo di regia che non cala nemmeno nelle inevitabili scene di approfondimento dei personaggi, le parti meno "frizzanti" della pellicola ma ciononostante utili alla trama.

Gli effetti speciali sono misurati e si vede che la lezione di Transformers ormai ha reso la presenza di robot da combattimento per le strade una specialità della ILM che ha curato anche questa pellicola.

E i robot la fanno da padrone, anche i servomeccanismi che Tony Stark utilizza nella sua officina privata per assemblare l'armatura sono capaci, grazie al tono da commedia sofisticata che pervade l'intera vicenda, di riscuotere applausi e qualche risata.

Robert Downey Jr, Gwyneth Paltrow e Jeff Bridges disegnano tre personaggi (Tony Stark, Pepper Potts sua segretaria e Obadiah Stane suo mentore e poi nemico) che per i Marvel zombie non hanno una virgola fuori posto rispetto ai corrispettivi a fumetti.

E non solo. C'è la possibilità di godere dell'intera evoluzione dell'armatura di Iron Man dalla Mark I (quella da robottone pesante e goffo che poi genererà Iron Monger il robot cattivo del finale) alla Mark III (quella rosso e oro) nonché di cogliere segnali per eventuali secondi episodi (quando l'amico militare di Sark, Jim Rhodes, guardando la Mark II inutilizzata in officina borbotta: "La prossima volta.").

Perfino la colonna sonora è perfettamente al servizio del film, con una punta di "metallo" che non stona affatto.

Insomma, prendete una parte di James Bond, una di Technothriller alla Tom Clancy, una di Superobot, spruzzate con belle donne, macchine veloci, tecnologia avveniristica e otterrete una cavalcata di due ore da godere con gli amici, e non è necessario che questi abbiano letto il fumetto perché il film va bene anche senza aver mai sentito parlare della Marvel.

Però...

A tutti gli appassionati Marvel un messaggio preciso: "Tenete il sedere sulla poltrona fino alla fine di tutti i titoli di coda!"

Perché alla fine c'è una sorpresa (e se pensavate che il colpo di scena finale del film fosse tosto qui giocano al rialzo) che si può definire solo come: finalmente arriva la continuity Marvel!

Buon divertimento.

Arturo Fabra