Ma addentriamoci nei particolari di questo 'crimine', soffermandoci dapprima sugli editori. Come giustamente osserva nel suo commento la giornalista e scrittrice Loredana Lipperini (http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2008/06/26/oh-mamma/#comments), anzitutto questa ventata giovanilista è operazione che, in altri generi, è sempre stata fatta e dunque non si capisce perché debba destare candida meraviglia se applicata al fantasy.

Dal canto nostro, aggiungiamo che meravigliarsi di come  un editore possa lanciare i propri libri etichettandoli come capolavori (giovanili o senili), significa giungere da un pianeta dove la parola ‘pubblicità’ (e tutte le iperboli conseguenti), non è mai stata coniata. E’ chiaro che chi produce un bene o un servizio sostenga che, rispetto a quelli già sul mercato, il proprio sia il migliore, lavi più bianco, sia più conveniente,  ipocalorico, ecologico, non transgenico, politicamente corretto, a norma UE e non da ultimo approvato dall’associazione medici-dentisti-psicologi-pizzicagnoli-pisciavinnoli-maruzzari e attivisti del fronte di liberazione dei nani da giardino… Ma chi è nato nel Ventesimo secolo vuole davvero fingere di non saperlo? Sarebbe più ipocrita dei millantati slogan pubblicitari che sembrano indignarlo tanto. O forse qualcuno crede davvero che l'acqua di colonia per uomo XYZ produca  l'effetto di far imbizzarrire un'orda di femmine discinte e ansimanti che non aspettano altro che di accoppiarsi con lui nella cornice di una favolosa isola deserta (tanto per nominare uno degli spot più ottusi e ridicoli che ci sia capitato di vedere ultimamente)?

A parte tutto ciò, ci permettiamo di sottolineare comunque che la questione centrale è un’altra, cioè questa fissazione degli editori per il mercato più giovane del fantasy, che li porta a ignorare bellamente un altro cantuccio di questa nicchia di genere: un parco di lettori adulti che sarebbe invece buona cosa iniziare a nutrire. Non è dato sapere se l’attuale impostazione editoriale derivi dalla solita percezione che il fantasy sia roba per ragazzi. Potrebbe anche essere, e allora agli eventuali editori in ascolto là fuori giunga un messaggio forte da parte di questa ‘readership’ (cui appartiene anche chi scrive il presente articolo): iniziate a pensare anche a noi. Guardatevi in giro sui siti e forum specializzati, cogliete gli umori e le richieste, fate domande e ricerche, studiate e approfondite il fenomeno, guardate un po’ più in là dei soliti 50 metri. E scoprirete delle realtà che forse non sospettavate, ma altrettanto affamate di opere fantasy quanto lo sono quelle più giovani (se non di più), a patto che tali opere si rivelino più adulte nei contenuti e che, soprattutto, non siano l’ennesimo clone della fantasy classica che già satura il mercato da tempo.

Detto questo, passiamo ora a quei genitori snaturati che non esitano, per compiacere il proprio ego, a gettare i propri pargoli negli ingranaggi dello ‘star-system’ editoriale (manco stessimo a Hollywood!) bruciando precocemente la loro giovinezza. Ai ‘fustigatori di costumi’ che condividono l’analisi della signora Grilli sfugge anzitutto un particolare: mentre per fare una velina bastan le doti di madre natura, per fare lo scrittore sono richieste altre marce che i pargoli non potrebbero comunque fornire se fossero solamente obbligati dai genitori. Può essere allora – oh merviglia! – che i fanciulli celino una passione genuina? E se così fosse, perché mai non dovrebbe essere assecondata? Dopotutto, ‘sti benedetti giovani vengono (giustamente) stigmatizzati quando incanalano le loro insopprimibili energie in odiosi fatti di cronaca nera, ma che li si metta in croce anche quando si dedicano a hobby assolutamente costruttivi come la scrittura (e con essa anche la possibile pubblicazione, suo naturale traguardo) è davvero paradossale. Insomma, il volontariato è una grandissima cosa, ma non tutti ci sono tagliati ed esistono anche altre forme positive di esternazione della propria individualità. O forse disturba il fatto che da questa esternazione i ragazzi possano anche trarre qualche soldo o una manciata di lustrini (notorietà peraltro piuttosto effimera per la maggioranza, giusto lo spazio di una stagione, come del resto succede nella musica)? I ragazzi moderni dovrebbero per forza attenersi all’immacolato ideale del ‘fanciullino’, così fresco, genuino e inamidato, e per conseguenza giammai sporcarsi le mani col business?Dovrebbero scrivere solo diari autorferenti e autoterapeutici dal sapore ottocentesco e chiuderli a chiave nel cassetto? E perché mai?