In un’epoca (siamo – è bene rammentarlo a chi sembra aver scordato di girare il calendario – nel 2008 e non agli albori del Ventesimo secolo) in cui tutto gira così veloce, in cui per forza di cose i ritmi della vita decretano che i 16 anni odierni siano paragonabili ai 19 di solo una generazione prima (non in termini di maturità ma di bagaglio di esperienze), questa visione retrò appare come minimo chimerica, ancora di più quando siamo noi adulti ad aver decretato a che velocità dovesse girare la società e quindi siamo noi i primi responsabili di un’infanzia e un’adolescenza che hanno messo il turbo. Allora, per usare un po’ di metafore, piangere a posteriori 'sul latte versato' significa piangere 'lacrime di coccodrillo', e chiudere 'la stalla quando ormai i buoi sono scappati'.

Ma forse non è nemmeno la prematura ‘perdita dell’innocenza’ a turbare la signora Grilli. Più avanti si legge infatti, con evidente riprovazione: “in quest’epoca di illusorio tutti-possono-fare-tutto, di demagogico puoi-sfondare-anche tu, di reality show con protagonisti qualunque, certo il fenomeno del chiunque-può-scrivere-un-bestseller è pertinente e forse era inevitabile”.

Un’analisi francamente qualunquista quanto gli atteggiamenti che intende stigmatizzare, visto che le scorciatoie delle effimere ‘starlette’ (donne e uomini) di turno sono sempre esistite e tuttavia il vero successo, quello decretato durevolmente dal pubblico, è sempre stato l’unico arbitro finale in grado di separare il grano dalla pula, il meteoritico dei reality dal talento autentico delle piante sempreverdi. E personalmente salutiamo come un segnale positivo che, sulla scia dei bestseller, alcuni giovani siano spinti a prendere in mano creativamente una penna (così creativamente al punto di voler sottoporre a un editore il frutto di tale impegno) anziché subire  passivamente programma tv o anziché ammazzare attivamente la noia e i passanti tirando sassi dai cavalcavia (pur sottolineando, a scanso di equivoci, che le due ultime attività non sono nemmeno lontanamente paragonabili fra loro).

Non sembra dunque compito individuale, né della signora Grilli né di nessun altro, ergersi a giudice preventivo di chi, cosa e a che età ha diritto di apparire sul mercato, proprio perché – al di là di divine investiture arbitrali che comunque nessuno, ci sembra, ha ricevuto – alla fine sarà il mercato stesso a scegliere, senza bisogno di coercizioni o indottrinamenti. Se la signora Grilli preferisce una preventiva scrematura d’elite, posta in essere da altri gruppi d’elite, la sua posizione è legittima in quanto scelta, ma anacronistica e per quanto ci riguarda, vivaddio, non condivisibile in una società moderna (che pure si trascina ancora purtroppo, in altri settori, certi retaggi del passato generando evidenti contraddizioni).

L’invettiva grilliana, in quanto apparsa su una delle testate più lette del Paese, non poteva passare sotto silenzio, ed ecco dunque farle seguito una garbata replica dell’editore Newton Compton con una lettera pubblica rivolta a tutte le testate (FM compresa), in cui si spiegano i motivi della propria scelta editoriale:

"[…] Nel suo articolo lei usa espressioni come “folli”, “mercanti di carne fresca” e “sfruttatori di minorenni”: si tratta di affermazioni gravi e offensive ma, sopratutto, di affermazioni che non hanno nessun legame con la realtà che lei pretende di dipingere. Per fare chiarezza e respingere simili accuse, vorrei precisare che la vera storia di Federico Ghirardi e del suo Bryan di Boscoquieto ha inizio nel 2007, con il Salone del Libro di Torino. Durante la fiera, Cristiano Armati, uno dei nostri editor, venne avvicinato da un ragazzo giovane e timido che, come fanno tanti aspirati scrittori, girava per gli stand alla ricerca di qualcuno a cui proporre il suo romanzo. Come potrà immaginare, nel corso di un evento come il Salone del Libro gli editor sono letteralmente ricoperti di proposte di ogni tipo e non sempre riescono a mantenere la lucidità necessaria per rispondere in modo compiuto a tutti gli autori esordienti. Cristiano Armati, tuttavia, venne incuriosito dal manoscritto del giovane Ghirardi – un tomo di oltre cinquecento pagine che prometteva di incrociare le suggestioni di Tolkien con le visioni futuriste di Matrix – e così, quella stessa sera, al momento di rientrare in albergo, decise di portare con sé il futuro Bryan di Boscoquieto.

La lettura del manoscritto avrebbe riservato delle bellissime sorprese[…]. Sulla base delle conclusioni del nostro editor e sulla scorta di altri pareri positivi provenienti dal nostro comitato di lettura, abbiamo deciso di pubblicare il libro di Federico Ghirardi […]”.

L’editore prosegue poi nel tentativo di spiegare alla signora Grilli la sua visione sui motivi  della fioritura dell’attuale fantasy adolescenziale: