Dros Delnoch è una fortezza impenetrabile, unico baluardo tra le terre dei Drenai e le lande desolate delle orde Nadir. Per anni la sua imprendibile struttura è stata sufficiente a scoraggiare le singole tribù affascinate dai ricchi territori del meridione. I ranghi di Dros Delnoch sono stati d’anno in anno sempre più assottigliati nell’illusione che le invalicabili mura bastassero per sempre. Ora i Nadir hanno, però, un solo capo, un signore della guerra. Ulric ha unito sotto il suo vessillo tutte le tribù Nadir e conquistato tutte le nazioni delle pianure settentrionali. Solo Dros Delnoch ormai si erge tra i Nadir e il proprio fato.

Egel, il Conte di Bronzo, costruì con Dros Delnoch la fortezza inespugnabile. Contro i Drenai si schiera uno sterminato esercito, che non può essere sconfitto. A Dros Delnoch si decide il futuro del popolo Drenai.

Le mura di una fortezza sono, però, salde quanto il coraggio di chi le difende. Dros Delnoch ha bisogno d’eroi e di leggende, che animino il cuore dei suoi soldati.

Druss dei Drenai, il Capitano dell’Ascia, è una leggenda tra gli uomini. Le storie sulle imprese dell’onnipotente guerriero si narrano in ogni angolo del mondo. Ma persino Druss può diventare vecchio.

Nella fortezza di Delnoch s’intrecceranno saghe come quella di Druss e quella dei Trenta di Serbitar, il principe albino. Tra di loro troverà posto anche quella di Rek? Un uomo che ha paura della morte, potrà trovare la strada che lo conduce a Delnoch e verso il destino, che è stato scritto per lui?

Basterà tutto questo per fermare Ulric?

Sulle mura di Dros Delnoch si erge un guerriero che non ha mai perso una battaglia, un uomo che non si è mai scostato dai propri principi: Druss, la Leggenda…

“The legend” è stato il primo romanzo di David Gemmell ambientato nel mondo dei Drenai. I libri dello scrittore inglese non seguono, però, un ordine cronologico. Molti dei libri successivi raccontano e ampliano avvenimenti precedenti agli eventi di Dros Delnoch. Questo, però, non vuol dire che non si possa leggere La Leggenda dei Drenai e goderne, tutt’altro. Gli accenni ed i riferimenti invogliano il lettore a correre in libreria per arricchire la propria conoscenza del mondo dei Drenai. Quelli di Gemmell sono, comunque, tutti romanzi singoli “autoconclusivi”, che si possono tranquillamente leggere nell’ordine preferito senza timore di pericolose anticipazioni, che rovinino le letture successive.

La “Leggenda dei Drenai” è un romanzo veramente piacevole. Quello che non troverete tra le sue pagine sono le lunghe descrizioni o la trama estremamente complessa. Se desiderate sapere tutto della flora delle pianure Nadir, o delle tecniche per la forgiatura delle spade, o della geopolitica gemmelliana, temo che non amerete molto questo importante scrittore fantasy.

Tutto il romanzo di Gemmell si regge sulla caratterizzazione dei personaggi e la forza delle immagini narrate. Lungi però dall’essere superficiale, il romanzo ci mette di fronte con poche e sapienti pennellate a temi che valgono una riflessione: l’onore alberga solo nel cuore dei giusti e dei virtuosi? Un uomo comune può elevarsi al di sopra della propria condizione nel momento del bisogno? Qual è la differenza tra un eroe e un codardo e dov’è il punto di rottura? Dove si trova la speranza nel momento della disperazione?

Gemmell è un maestro narrativo, a cui sono necessarie poche sapienti righe per ottenere l’effetto di decine di pagine. Se prendiamo l’esempio di Druss, ciò che interessa al lettore del personaggio è già presente in questo libro. Il successivo e bellissimo “La Leggenda di Druss” (che presto recensiremo, n.d.r.) approfondirà la vita dell’eroe Drenai, ne illustrerà la genesi e ne caratterizzerà meglio l’aspetto, ma tutto quello che ci occorre per fare del personaggio un’analisi caratteriale lo troviamo già nelle pagine di “La Leggenda dei Drenai”.

Non ci sono debolezze in Gemmell, o meglio vi sono, ma contribuiscono a risaltare la vera forza dei suoi protagonisti. I personaggi di Gemmell sono autentici eroi epici delle saghe, ma con in più un lato umano.

I personaggi di “La Leggenda dei Drenai” non sono gli Achei omerici del kalos kai agathos (belli e buoni). L’età di Druss e la sua artrite, le paure di Rek, l’aspetto di Serbitar, il disprezzo nei confronti di Orrin non impediscono, però, a questi personaggi d’essere eroi nel momento del bisogno. Gli eroi di Gemmell sono reali, perché hanno in se un lato oscuro, perché hanno dubbi e paure. La paura di fallire, la paura di deludere, la paura di crollare e di fuggire, la paura della morte e della vecchiaia sono macigni che pesano sulla coscienza di tutti. Gli uomini e le donne di Gemmell trovano, però, la forza di fare ciò che va fatto all’interno di un rigido codice morale, oppure nell’impossibilità d’ammettere un’inevitabile sconfitta, e perché no… in un’insana follia.

Alla fine della lettura, quando ci accorgiamo che il libro è di “sole” 376 pagine, la domanda sorge spontanea: “com’è possibile?”. La sensazione è quella d’aver letto una grande saga, ben più lunga e ben più complessa. Nella mente del lettore si sono create perfette immagini degli attori, che hanno recitato in questo grande dramma, pur mancandone le dettagliate descrizioni fisiche. Lo stile di Gemmell è questo: evocativo. Tutto quello che ci serve è qui, a portata di mano. Un semplice discorso, un’azione e un gesto evocano in noi tutto quello, che ci occorre per mettere al loro posto le tessere del puzzle.

In Gemmell anche la morte ha una sua bellezza. È sempre “giusta” e non arriva mai a sproposito. Ci separa forse da un personaggio a cui ci siamo affezionati nel corso delle pagine, ma è sempre una degna conclusione. «Se avessi immaginato la sua morte, l’avrei immaginata così», ci sentiamo affermare sottovoce. Se mancasse, ne sarebbe svilito il personaggio.

Gemmell è in un certo qual modo Shakespeariano (non me ne voglia il grande drammaturgo). La morte è un giudice implacabile, ma che conosce il senso dell’onore e ha un’innata propensione per il dramma.

Chi pecca di ubris (tracotanza), invece, trova la giusta punizione.

I nemici, in questo caso le orde Nadir, sono sempre terribili e sembrano imbattibili. Ulric non conosce la pietà ed è determinato quanto i difensori di Dros Delnoch. Il Khan ha un sogno, è spietato e possiede forza morale e militare per conseguire il proprio obiettivo, ma è anche un uomo d’onore e conferirà al suo più acerrimo nemico il più grande tributo del suo popolo.

I nemici sono implacabili e sono anche la chiave di lettura con la quale valutare i difensori. Come gli eroi, essi sono determinati e seguono un loro sogno personale. Ulric, che è sintesi di tutti i grandi condottieri Mongoli (colto e potente come Kublai, ma feroce come il padre Gengis e il nonno Yesughei), è a modo suo un altro eroe.

Nemici così grandi rendono ancora più epico l’esito finale e che sia la vittoria, o la sconfitta, a conti fatti non è nemmeno più così fondamentale.

In questo primo romanzo dei Drenai non esistono il bene e il male in senso assoluto, ma solo due popoli. Uno che desidera ardentemente compiere il proprio destino e l’altro che lotta per la propria sopravvivenza. La nostra scelta di campo dipende solo dall’ottica dell’autore, che abilmente ci pilota e ci fa fremere per i Drenai.

A distanza d’anni è difficile poter valutare questo libro singolarmente, senza tener conto di tutto ciò che successivamente ho letto di Gemmell.

Alcuni libri successivi si sono rivelati più completi, o sicuramente migliori esteticamente (mi viene in mente Guerrieri d’Inverno, o la Leggenda di Druss, per citarne solo un paio). Alcuni interventi “deus ex machina” dell’autore, soprattutto alla fine, possono sembrare stridenti e minare in parte la struttura narrativa. “La Leggenda dei Drenai” è stato, però, il “primo” e quello in cui si è posta la base di molte delle vicende, che sono state successivamente narrate. E’ un libro molto bello, che consiglio a tutti i lettori fantasy, neofiti oppure esperti. Lo stile della saga dei Drenai, proprio dell’epic fantasy, è degno e raffinato erede d’autori come Robert E. Howard, Michael Moorcock, e Karl E. Wagner.

Gemmell rimane uno dei pochissimi autori in grado con i suoi libri di farmi accantonare qualsiasi cosa io stia leggendo.