Alice Kingsleigh (Mia Wasikowska) ha diciannove anni e ricorda poco o niente degli eventi che l’hanno portata, quando era solamente una bambina, a visitare un mondo straordinario da lei ribattezzato Wonderland, Paese delle Meraviglie. Durante un ricevimento la ragazza, in procinto di ricevere una proposta di matrimonio nientemeno che da un Lord, si allontana dagli invitati e insegue un coniglio bianco fino a cadere nella sua tana, che la condurrà a Wonderland per la seconda volta.

Ma questa Alice è quella Alice? Tutti se lo chiedono a Sottomondo, perché, secondo l’Oracolo custodito dal Brucaliffo (voce originale di Alan Rickman), nel giorno Gioiglorioso quella Alice trafiggerà il Ciciarampa (voce originale di Christopher Lee), pericolosa creatura alata simile a un dinosauro, dando inizio alla rivolta contro la perfida sovrana Iracondia, la Regina Rossa (Helena Bonham Carter).

Per compiere la sua missione la ragazza può contare sull’aiuto di numerosi amici, tutti mossi dall’obiettivo di riportare sul trono di Sottomondo l’incantevole Regina Bianca Mirana (Anne Hathaway), osteggiata per invidia dalla sorella usurpatrice Iracondia: il Cappellaio Matto (Johnny Depp), disposto a lottare contro il Fante di Cuori Ilosovic Stayne (Crispin Glover) utilizzando cappelli e vestiti, lo sfuggente Stregatto (voce originale di Stephen Fry), il cui sogno segreto è impossessarsi del cilindro del Cappellaio, l’ansioso Bianconiglio (Michael Sheen), i gemelli Pinco Panco e Panco Pinco (Matt Lucas), la topolina spadaccina Mally (voce originale di Barbara Windsor) e il Leprotto Marzolino (voce originale di Paul Whitehouse).

Il vero protagonista di Alice in Wonderland è proprio lui, il Paese delle Meraviglie: realizzato sulla base degli art work prodotti nel tempo dai numerosi artisti che hanno illustrato il romanzo di Lewis Carrol, il Sottomondo è un non luogo in cui Nord, Sud, Est e Ovest non esistono, si viaggia a bordo di cilindri e gli animali parlano. I paesaggi sono ben valorizzati dalla fotografia e dal 3D; ottima la sequenza della caduta di Alice nel Sottomondo, intramezzata da riprese in soggettiva che aiutano lo spettatore a condividere con la protagonista della vicenda il senso di vertigine e di velocità.

Il pregio del film ne è allo stesso tempo difetto: la carrellata di ambienti mozzafiato - in cui si avverte il tocco del regista Tim Burton - e personaggi abbigliati con grande sfarzo visivo dalla costumista Colleen Atwood  - che ha potuto sbizzarrirsi creando i cappelli confezionati dal Cappellaio/Depp - finiscono per penalizzare la sceneggiatura, elemento cruciale in un film che dovrebbe siglare il trionfo del nonsense. Attenzione, le battute azzeccate non mancano, come la domanda ricorrente “Sai perché un corvo somiglia a un tavolo?” ed è apprezzabile la creatività linguistica, ma i dialoghi realmente surreali e deliranti, che ci si aspetterebbe in un Paese dove tutti sono matti, sono disseminati col contagocce nel corso della pellicola, il cui finale lascia alcune perplessità.

Ottimo il giudizio complessivo sul cast: la giovane Mia Wasikowska, oltre a presentare il duplice phisique du rôle da Alice disneyana e da bionda e diafana eroina burtoniana, dà vita a una protagonista credibile e affascinante, e con il tempo potrebbe trasformarsi in una vera e propria icona. Brave anche le due Regine, quella Rossa e quella Bianca: la prima, iraconda ma non priva di un lato emotivo e malinconico, è una straordinaria Bonham Carter dalla testa dilatata a dismisura - grazie agli effetti speciali di Ken Ralston - che spadroneggia sulle sue carte come una stressata donna manager; la seconda è una convincente Hathaway, eterea a amabile signora degli scacchi, dolcemente hippy e neppure tanto implicitamente propensa al macabro. Johnny Depp è uno straordinario Cappellaio Matto: dopo averci abituati per anni a personaggi spostati che nelle intenzioni non dovevano esserlo (primo tra tutti il pirata dei Caraibi Jack Sparrow), crea un Cappellaio neppure tanto matto, che ha perso tutto durante l’attacco alla corte di Mirana (“Ho sempre lavorato a corte, è tradizione nel clan Altocilindro”) da parte della sorella Iracondia ed è pronto a resistere e combattere valorosamente per ciò che reputa giusto.

La colonna sonora del film è stata curata dal collaboratore storico di Tim Burton, Danny Elfman, le cui musiche ben sottolineano i momenti di pathos e definiscono gli snodi centrali della pellicola, in particolare le scene dell’epico combattimento tra carte e scacchi e il duello tra Alice e il Ciciarampa. Oltre alle musiche composte da Elfman, è in uscita la compilation ispirata al film Almost Alice, in cui figura il brano Alice, interpretato da Avril Lavigne, scelto per accompagnare lo scorrimento dei titoli di coda al termine del film. Nel cd sono presenti anche brani eseguiti da noti musicisti rock e pop (Franz Ferdinand, Plan White T’s, Metro Station, Tokyo Hotel, Kerli, The All-American Rejects).

Alice in Wonderland è un buon film, ma non è il capolavoro che ci si aspetterebbe da Burton. Visivamente ineccepibile, ben diretta e ben recitata, la pellicola colpisce lo spettatore ma non arriva al totale coinvolgimento emotivo che è giusto pretendere dall’autore di Nightmare Before Christmas e Big Fish: manca del respiro di un classico del cinema fantasy da vedere e rivedere.