Dopo un anno di attesa e di Fase 1, finalmente esce in edicola Dylan Dog n° 337 – Spazio Profondo. C’è voluto un intero periodo di rivoluzione attorno al sole per smaltire le vecchie storie di Dylan (seppur rivedute e, ove possibile, parzialmente corrette) prima di poter partire con la Fase 2, quella del vero e proprio rilancio del personaggio, ma ci siamo. Con Spazio Profondo comincia un nuovo corso per l’inquilino di Craven Road n° 7 che dovrebbe riportarlo (come sempre il condizionale è d’obbligo) ai fasti degli anni ’80 e ’90.

Negli ultimi anni, infatti, da fenomeno di costume e di vendite, Dylan Dog ha visto l’abbandono di sempre più lettori, fino a rendersi necessario un vero e proprio rilancio. Il timone, quindi, è stato dato a Roberto Recchioni (già creatore e sceneggiatore di John Doe, Detective Dante, Battaglia, Orfani, etc.), un autore che i fan di Dylan Dog già conoscevano perché autore di uno degli albi dell’Indagatore dell’Incubo più apprezzati degli ultimi anni, il n° 280 Mater Morbi. A lui ha consegnato il futuro dell’Old Boy non solo la casa editrice, facendolo subentrare al precedente curatore, ma lo stesso Tiziano Sclavi, con una investitura e una responsabilità sul destino del personaggio da far letteralmente tremare i polsi.

Tavola di Nicola Mari da Dylan Dog 337
Tavola di Nicola Mari da Dylan Dog 337
Questo perché Dylan Dog non è solo un personaggio, ma il fumetto italiano più importante degli ultimi venti o trent’anni e poco importa se negli ultimi tempi ha subìto un vistoso calo di vendite. Anzi, essere riconosciuti dal suo stesso creatore come colui che guiderà la testata nuovamente ai fasti che le competono (o che, ahimé, ne sancirà il definitivo declino) non è certo per tutti.

Eppure questo “Spazio Profondo”, così a lungo atteso e di cui si è fatto tanto parlare, non è realmente il numero del rilancio, il numero della rivoluzione. Si tratta, semmai, di un numero interlocutorio, di uno spartiacque tra ciò che è stato e ciò che inizierà realmente (a livello di continuity) solo col n° 338 Mai Più, Ispettore Bloch.

Dunque cosa possiamo trovare in questo n° 337?

Come si diceva, una storia che sembrerebbe (a meno di chissà quali inaspettati strascichi) del tutto avulsa dalla normale continuity di Dylan Dog, ambientata proprio là dove il titolo suggerisce: nello spazio.

Siamo nel 2427 e lo spazio è, di fatto, la nuova frontiera della razza umana, mentre le astronavi di Albione porteranno, con curiosa frequenza, i nomi di giocatori di calcio. Ma anche nel futuro ci sarà bisogno di un esperto di fantasmi e incubi, ecco il motivo per cui attraverso estese ricerche è stata riprodotta la coscienza dell’originale Dylan Dog del XXI secolo, che può essere riversata a piacimento in un numero infinito di cloni sintetici chiamati Numero 5 per far fronte ai problemi del caso. Con questo escamotage, Recchioni ottiene due risultati: il primo è di giustificare la presenza di Dylan nel futuro, il secondo è che basta qualche variazione alla coscienza originale per ottenere dei compagni d’avventura che son l’amplificazione di singole parti del carattere del protagonista. Così ecco l'Indagatore dell’Incubo circondato da “1” il pianificatore, “2” il nerboruto esperto d’armi, “3” la sensitiva e “4” un essere sintetico che poco ha di umano, ma dotato di molteplici capacità.

Come spesso accadeva nelle storie di Sclavi che, non a caso, nelle interviste spesso confidava “il mostro sono io”, dunque, l’orrore ben presto si trasforma da esterno in interno ed è solo un modo, una scusa, per guardare dentro al protagonista, cioè dentro di noi. Sono, infatti, i nostri mostri interiori, quelli generati dalle nostre paure, dal nostro odio, dai nostri sentimenti e ossessioni, quelli più orribili da affrontare.

In questo Recchioni sembra aver fatto bene i compiti a casa e giustifica in pieno la sua frase, pronunciata alla conferenza stampa Bonelli il 26 settembre, di dover “esser capaci di tradire l’origine proprio per esserle fedeli”.

Tutte le novità di Sergio Bonelli Editore

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Articolo di Alex Calvi Giovedì, 2 ottobre 2014

Tutti gli annunci sulle novità dell'editore di Tex: il nuovo corso di Dylan Dog, la seconda stagione di Orfani e la nuova serie Adam Wild.

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Tavola di Nicola Mari da Dylan Dog 337
Tavola di Nicola Mari da Dylan Dog 337
Sotto il profilo dei disegni, Nicola Mari fa un bel lavoro. Per lui non deve essere stato facile rinunciare al bianco e nero, dato l’uso abbondante che normalmente fa delle chine e che in questa occasione ha dovuto lasciare un po’ nel pennino. Il suo stile secco e deciso, dalle linee nette e marcate, ben si adatta sia all’uso del colore, che a rappresentare una storia piena di ombre (sia dei luoghi che dell’animo). Buono, inoltre, anche il modo in cui ha caratterizzato i vari cloni di Dylan riuscendo a mantenere in ciascuno di essi caratteristiche che ricordassero l’originale (anche se l’algido Numero 4 è quello che ci ha convinto di meno, perché un po’ troppo standard, ma immaginiamo che le scelte sull’aspetto di ciascuno non siano state del solo disegnatore e quindi da dividere tra tutti).

Meno incisiva, invece, ci è sembrata la rappresentazione dei mostri, che probabilmente avrebbero giovato dall’esser mostrati meno e solo per certi particolari, affondando il resto tra le tenebre dei corridoi. Le vignette che li vedono a figura intera, mentre inseguono Dylan e gli altri cloni, in realtà, non riescono a creare fin in fondo quell’atmosfera di paura e tensione che dovrebbero inspirare.

Di pari passo con i disegni di Mari, certamente i colori di Lorenzo De Felici, a tratti splendidi, soprattutto nel cambio di ambientazione dell’epilogo, che, però, probabilmente avrebbero meritato un tipo diverso di carta per risaltare al meglio (per non citare dell’effetto moiré che, purtroppo, ritorna in molte pagine).

Se una critica bisogna portare a questa storia, semmai, non è tanto l’ambientazione, il fatto di avere un clone di Dylan Dog come protagonista o il suo esser slegata dalla continuity, ma una certa mancanza di originalità. Recchioni ci ha abituati, nel corso di tutta la sua carriera, a dimostrarci quanto sia bravo nel mischiare i generi, le influenze e le citazioni. Per cui non deve meravigliare più di tanto che in Spazio Profondo si inseguano echi di film come Alien, 2001 – Odissea nello Spazio, Solaris (tra l’altro ampiamente citati nella prefazione), il finale di The Black Hole, ma anche videogiochi come Dead Space o altro ancora. 

Tavola di Nicola Mari da Dylan Dog 337
Tavola di Nicola Mari da Dylan Dog 337
A onor del vero, però, lo stesso Sclavi ha a sua volta spesso citato e preso a prestito idee da libri e film per poi poter dire quello che voleva, quindi non si tratta di nulla di nuovo su queste pagine. Semmai, ad esser nuovo, è lo stile di Recchioni, ben diverso da quello del papà di Dylan e a cui, magari, qualcuno avrà bisogno di abituarsi poco alla volta. Eppure, forse, è proprio questo che si chiede al nuovo curatore dell’Indagatore dell’Incubo: citare, cambiare, dare nuovi stili e attraverso questo aggiornare Dylan Dog. Aggiornare un personaggio che, quando è nato, era al passo con i tempi e anzi li anticipava, prendendo spunto dalla cultura pop, dal cinema, dalla televisione, dalla letteratura, per poi frullare il tutto e riproporre, al suo pubblico, qualcosa di nuovo e d’autore. Ma negli ultimi anni, mentre il mondo andava avanti, mentre la sensibilità dei lettori cambiava, mentre cambiavano i riferimenti visivi e simbolici dell’horror, mentre cambiavano i ritmi della narrazione e della fruizione dei prodotti di massa, l’Old Boy non si è limitato a rimanere fermo dov’era, ma se possibile è addirittura andato indietro, dimenticando la lezione e l’esempio del suo creatore, finendo per diventare stantio.

Il rilancio di Dylan Dog, dunque, nonostante i normali e ovvi annunci di facciata, ci aspettiamo che non passi attraverso rivoluzioni della struttura o dei personaggi. Non sarà il pensionamento di Bloch, l’introduzione della tecnologia, i cicli narrativi di sei o dodici numeri, i nuovi nemici come John Ghost e il definitivo accantonamento di quelli vecchi come Xabaras a far sì che Dylan torni al passo con i tempi e una lettura piacevole ed interessante. Certamente queste novità potranno arricchire la serie, ma non saranno loro a spostare prepotentemente l’ago della bilancia. La differenza la farà il modo in cui saranno scritte le storie, la loro poetica, il loro esser al passo con i tempi sia nei contenuti che nelle tematiche, il loro aver un ritmo e un modo di raccontare attuali, ma soprattutto il tornar ad avere una grande, grandissima qualità, come era all’inizio. Se ci sarà quella, ben vengano 10, 100, 1000 tradimenti al personaggio, per essergli fedeli.