In breve, chi è Silvana De Mari?

Un medico che scrive. Ancora più importante di tutto questo, della medicina e dello scrivere, è stato essere la madre di mio figlio. Anche essere la moglie di mio marito, la sorella di mia sorella, la zia delle mie nipoti, essere stata la figlia di mia madre e di mio padre è stato straordinariamente importante. Tengo moltissimo ai miei vicini di casa. Penso che, quando il nostro momento sarà venuto di guardare in faccia l’angelo della morte, quello che farà veramente la differenza è che ci sia o meno almeno una persona sul pianeta che noi amiamo e che ci ami.

Un medico che scrive. Perché non una scrittrice che è anche medico?

Perché essere un medico è un aggettivo di stato: uno non smette mai di essere un medico, nemmeno in pensione o se lo radiano dall’albo. Perché quando scrivo penso ai miei pazienti, penso se quello che scrivo potrà consolare qualcuno. C'è un tipo particolare di paziente (uso paziente e non lettore o persona nel senso letterale del termine: colui che patisce, che prova una sofferenza) per il quale non è mai stato scritto molto e nulla che possa essere letto a 14 anni ed è per questo tipo di persona che ho scritto L’Ultimo Orco.

Un tema molto presente nei miei libri è la morte. Che non è una punizione per i cattivi, e questo bisogna che sia chiaro. Altrimenti, quando un bambino o un ragazzo perde la madre la frase è "ma che male aveva fatto mamma?". Peggio: quando un bambino o un ragazzo sono rinchiusi in un reparto di oncologia il discorso comincia con "io che male ho fatto?".

Il loro dolore raccontato su una pagina, protetto dal lieto fine obbligatorio in ogni fantasy, è una possibilità di consolazione, che invece non sempre può esserci nella letteratura storica o realistica. La morte in un libro fantasy è un evento che permette un’elaborazione e quindi ci può aiutare a capire come elaborare un lutto. Nella letteratura fantasy è più facile descrivere le fasi obbligate dell’elaborazione del lutto: è necessario piangere e piangere insieme, abbracciandosi, altrimenti il lutto resta irrisolto e non passa mai a una sofferenza pulita, una sofferenza che dà forza invece di toglierla. E’ un’informazione banale, che però ci siamo persi. Fortunatamente la morte esiste molto meno nella nostra vita rispetto alle epoche precedenti. Nella società descritta dal libro Cuore, con la tubercolosi e il reumatismo cardiaco che colpivano peggio dei Nazgul, era praticamente impossibile arrivare all’età adulta senza aver partecipato almeno a un funerale di un compagno di scuola o di un fratello, ed erano funerali dove si piangeva tutti insieme. Oggi molte persone hanno il primo lutto da adulti alla morte del genitore e non sanno affrontarlo perché nessuno ha insegnato loro a piangere abbracciati a qualcuno che piange con loro.

Quali sono i suoi tempi per la scrittura? Li ruba casualmente o è metodica?

La sera. Dalle 9 alle 11. Si scrive una cartella. In un anno abbiamo un libro. E poi uso tutti i tempi morti. Ho sempre in borsa il quaderno. Sui treni il computer: si scrive benissimo. Sempre con l’ipod, strumento commovente. Ogni libro ha una sua precisa colonna sonora.

Quali sono le letture che l'hanno spinta alla scrittura?

L’inferno di Dante per la fede nell’uomo, Shakespeare per la fede nel destino, Primo Levi per il dolore, George Orwell per la disperazione, Steinbeck per il furore, Jorge Amado per la ferocia, Jane Austen per il senso del decoro, le sorelle Bronte per l’anticipazione delle teorie psicologiche e Alessandro Manzoni per lo strazio della morte di Cecilia. Della storia della letteratura fanno parte anche film e fumetti: la commedia all’italiana per la capacità di alternare struggente e esilarante. Le strisce di Calvin e Hobbes, di Mafalda e dei Peanuts danno il senso del dialogo.

L’amante dell’orsa maggiore, scritto mentre era in galera da un contrabbandiere polacco poi morto da qualche parte mentre combatteva contro i nazisti, ha riempito i miei sogni di ragazzina con le sue frontiere selvatiche e boscose.

A proposito di Fantasy: Tolkien per la capacità di creare e descrivere mondi fantastici e la Rowling per la capacità di tenere insieme migliaia di pagine con una storia coerente e avvincente.

Per chi volesse scrivere: io ho seguito le istruzioni che Primo Levi dà nel saggio intitolato "Dedicato a un lettore", uno degli ultimi saggi di "L’altrui mestiere". È meno caro di una qualsiasi scuola di scrittura creativa e molto più efficace.

Il libro in lettura in questo momento è

Verso il Califfato Universale ed. Lindau della scrittrice giornalista egiziana Bet Ya’or.

I nazgul sono alle porte. Forse sono già entrati.

Cosa non dovrebbe mancare nel bagaglio culturale di uno scrittore?

Una solidissima conoscenza della storia.

L'editoria l'ha accolta dalla porta principale?

Si, ma dopo dodici anni di rifiuti: una dote fondamentale è l’ostinazione.

Qual'è stata la sua gavetta di scrittrice?

Dodici anni di rifiuti, da tutte le case editrici di cui sono riuscita a ricordare il nome.

Le dà  fastidio le domanda: "c'è una specifità femminile nella scrittura?"

E perché dovrebbe? C’è una specificità femminile ( o maschile ) in tutto, perché maschi e femmine sono completamente diversi. Per questo devono sempre essere presenti entrambi sui posti di lavoro.

C'è ancora spazio per il fantastico in un mondo nel quale l'immaginazione sembra superata dalla realtà?

Ora più che mai.

Dal Sud Italia al Piemonte. È ancora un contrasto culturale?

Purtroppo sì, Purtroppo per il sud. Amo ferocemente il Piemonte e amo la sua mentalità un po’ calvinista, di cui si può essere fieri. Sono legata al meridione da un impasto di amore e insofferenza che difficilmente uno nato fuori dalla Campania può capire.