Chiariamo subito una cosa: in Crocevia del crepuscolo, fino a quattro pagine dalla fine, non succede nulla.

Con questo non voglio dire che le precedenti 794 siano assolutamente inutili e che siano state scritte da Robert Jordan unicamente per allungare la sua saga di un altro volume. Semplicemente, più che i personaggi che lo abitano il protagonista de La Ruota del Tempo è un intero mondo, e renderlo vivo e concreto richiede tempo e parole, spesso a scapito dell’azione.

Così a fine romanzo, salvo minime modifiche, ciascuno si ritrova nella stessa situazione in cui si trovava all’inizio.

 

Il primo dei personaggi principali ad apparire è Mat, che continua a fuggire con il suo eterogeneo gruppo di compagni.

Perrin è ancora impegnato nel disperato compito di salvare Faile, la quale, a sua volta, è alle prese con la pianificazione di una difficilissima fuga.

Il problema di dover riappacificare fazioni opposte e di porle sotto la propria guida è il filo conduttore di due vicende, quella di Elayne, che cerca di assicurarsi il trono dell’Andor, e quella di Egwene, impegnata nel guidare le Aes Sedai ribelli ma anche nel riunificare la Torre Bianca.

Rand scopre di aver ottenuto ne Il cuore dell’inverno meno di quanto aveva sperato, e continua caparbiamente a cercare soluzioni per fronteggiare problemi che sembrano più grandi di lui.

Intorno a loro si muove una moltitudine di altre figure, da Cadsuane ad Alviarin, da Bashere a Gawyn e a tanti altri che con i loro sguardi sugli eventi che stanno vivendo arricchiscono la storia più grande nella quale si trovano di nuove sfaccettature.

 

Il volume inizia là dove era terminato il precedente: gli eventi di Shadar Logoth. Solo che mentre nel nono romanzo ci trovavamo calati nel cuore dell’azione, qui osserviamo ciò che può percepire chi si trova in luoghi molto distanti. E quindi si passa dalle frenetiche ultime 30 pagine del Cuore dell’inverno, nelle quali avevamo visto la disperata lotta per il sopravvento e per la sopravvivenza attraverso gli occhi di personaggi fortemente coinvolti dal punto di vista fisico ed emotivo, alla calma mista a incertezza di una scena ripetuta più volte.

Calma, perché tutto si sta svolgendo in un luogo lontanissimo. Incertezza, perché solo chi si trova a Shadar Logoth sa cosa stia davvero avvenendo.

 

Probabilmente è questo l’elemento che ha maggiormente infastidito i lettori d’oltreoceano, che hanno severamente criticato il libro, e che anche da noi potrebbe far apparire la lettura lenta e pesante. Il ripetersi della scena nella quale un gruppo di persone si chiede cosa stia avvenendo rallenta il ritmo del libro, ma sottolinea la portata dell’evento. Non bisogna dimenticare che nel mondo della Ruota del Tempo è ben vivo il ricordo della Frattura del Mondo, capace di sconvolgere la faccia del pianeta al punto da essere ancora ricordata con terrore a 3.000 anni di distanza.

In una società in cui l’Unico Potere può avere una forza di distruzione enorme, è normale che il suo uso in quantità massiccia sia in grado di far preoccupare chiunque può percepire la potenza del confronto che sta avvenendo.

E così ecco le reazioni e gli interrogativi di Aes Sedai e Sapienti ma anche di chi vive a contatto con loro e non può non notare certe reazioni. Il mondo è cambiato, ed era giusto sottolinearlo.

 

Per quanto riguarda lo svolgimento vero e proprio della storia, i capitoli dedicati a Mat continuano ad essere i più divertenti, anche se a volte si trova a rimpiangere alcune scelte compiute, o a doverne compiere altre che vorrebbe evitare. Perché, come ha sottolineato lo stesso Jordan, i personaggi sono costretti a cambiare in modi che non gli piacciono, fino a scoprire il lato più oscuro del loro carattere.

Il percorso di Perrin, in questo senso, è emblematico, e la sua decisione, come profetizzato nei volumi precedenti, non mancherà di avere importanti conseguenze.

 

Là dove la trama sembra rallentare, e forse dare un po’ di respiro in mezzo a tanti eventi frenetici, c’è sempre un elemento inserito per preparare eventi futuri, o la sistemazione di un ultimo tassello che svela un quadro d’insieme estremamente vasto e articolato, magari costruito pazientemente nell’arco di più volumi. O ancora, un fatto o una decisione che possono apparire piccoli in sé ma che sono fondamentali per la maturazione di qualcuno.

Una volta di più, è il mondo che si assurge a protagonista, e chi lo abita può solo fare del suo meglio per guidare gli eventi senza esserne travolto.

Come capita a Elayne, che deve cercare di andare avanti malgrado la delusione subita proprio quando credeva di aver ricevuto una buona notizia, o a Egwene, frenata da una moltitudine di piccoli problemi ma capace di pianificare azioni dagli sviluppi sorprendenti.

 

Un mondo, tanti piccoli fatti che insieme costruiscono un quadro grandioso e affascinante. Inquietante anche, perché Tarmon Gai’don è sempre più vicina e restringe lo spazio di manovra di tutti i personaggi intessendoli sempre più strettamente in una trama dall’esito tutt’altro che scontato. E malgrado il fatto che in questo volume il ritmo della storia abbia un po’ rallentato, probabilmente per meglio sottolineare la portata dell’impresa di Rand, la ricchezza dei dettagli e delle caratterizzazioni, e il continuo susseguirsi di elementi che illuminano quanto già avvenuto o piantano i semi per i futuri avvenimenti rendono Crocevia del crepuscolo un libro interessante e più che degno di essere letto.