Kempton Bunton è un sessantenne in lotta con il mondo, vive nel Newcastle con la sua famiglia ed è in perenne guerra con il governo inglese. Sono gli anni ’60 e molti sono gli anziani o i reduci che si sentono tagliati fuori dalla società e, in questo contesto, persino il pagamento del canone televisivo diventa per Bunton una questione vitale, così come trova discutibile che il governo abbia sborsato migliaia di sterline per comprare un quadro di Goya che ritrae il Duca di Wellington. Come un moderno Robin Hood cerca di tutelare i più deboli ma in realtà è lui stesso a essere stato toccato da un profondo dolore. La perdita prematura della figlia ha creato una distanza fra lui e la moglie che non capisce le sue motivazioni e vorrebbe si limitasse a trovare un lavoro e a mettere la testa a posto. Ma Bunton non riesce a lasciar perdere le cause in cui crede, né a smettere di scrivere sceneggiature che manda alla BBC senza che siano mai lette. Sarà forse proprio il ritratto del Duca di Wellington a permettergli di raggiungere i suoi obiettivi?

Il ritratto del Duca passato fuori concorso a Venezia 77 racconta la storia vera di Kempton Bunton e dell’incredibile furto del quadro di Goya al National Gallery di Londra. L’idea del sessantenne era quella di chiedere al governo inglese un riscatto in denaro che sarebbe poi stato dato in beneficienza ai più bisognosi. A portare sullo schermo questo film dal sapore profondamente british è il regista sud africano Roger Michell, autore del super classico Notting Hill. Ad aiutarlo nell’impresa due star del calibro di Helen Mirren e Jim Broadbent, perfetti nei battibecchi quanto nella chimica; severa e un po’ arcigna lei, simpatico e chiassoso lui, sono supportati anche da una sceneggiatura capace di strappare ben più di un sorriso.

Ma Il ritratto del Duca piacerà soprattutto perché un film di buoni sentimenti dove un uomo semplice, maltrattato dalla vita e spesso non capito neppure dai suoi cari, alza la testa contro i potenti che per una volta sono obbligati ad ascoltarlo. Per gran parte della pellicola Michell mostra la vita ordinaria di provincia, le difficoltà e anche le umiliazioni di un personaggio con cui è impossibile non empatizzare.

Il goal a porta vuota è fatto.