È nel 1988, dalla sua prima apparizione nel 1940, che nella graphic novel formato prestige The Killing Joke la sceneggiatura e i dialoghi di Alan Moore e le matite di Brian Bolland danno finalmente un’origine al Joker.

Viene rivelata la storia di un uomo al quale il caso, la pura fatalità, ha dischiuso le porte della follia. Paradossalmente, il Joker stesso ammette di ricordare il proprio passato in modi ogni volta diversi e, confrontandosi con il Cavaliere Oscuro, gli riconosce che anche lui è una creatura del caos, per lui l’unica causa, e fine, di ogni vicenda umana. Dunque, il passato è pericoloso. L’unica via di fuga è la follia.

Come in The Killing Joke, il rapporto tra Batman e il Joker è una delle colonne portanti del film di Nolan. Magistralmente interpretato da Heath Ledger ma lontano dalla versione più clownesca e lucida di Jack Nicholson, il Joker è una creatura tormentata, generata dal caos, geniale nell’elaborazione e nell’attuazione dei suoi crimini ma anche violento, privo di controllo, il cui istinto è quello di rendere Gotham a sua immagine e somiglianza.

Non vi è un motivo scatenante per giustificare il rapporto di antagonismo/somiglianza tra i due: non esiste, a differenza di quanto avveniva nel film di Tim Burton del 1989, alcun apparente legame tra la storia individuale del Cavaliere Oscuro e quella del criminale. È la violenza che li genera entrambi, sono la rabbia e la follia a forgiarli, ed è la risposta che ognuno di loro dà a se stesso osservando il mondo che li divide, anche se questo limite rischia continuamente di essere oltrepassato da chi dei due si è imposto delle regole per arginare la propria ira, Batman.

Un altro rapporto, stavolta quello tra il Cavaliere Oscuro e la città che lo ha privato di ciò che più amava, i suoi genitori, e che egli ha deciso di proteggere a costo della propria vita è fortemente messo in discussione in questo film. Se in Batman Begins (così nella graphic novel Batman: Year One di Frank Miller e David Mazzucchelli, non a caso fonte di ispirazione degli sceneggiatori del film) Batman fatica ad essere accettato come guardiano di Gotham City, soprattutto dalle istituzioni, in Il Cavaliere Oscuro la sua crociata contro il crimine viene addirittura negata dal suo stesso esecutore.

Altro dal suo modus operandi, dal suo essere, infatti, è la trasparenza, la solidità morale, la visibilità del procuratore distrettuale Harvey Dent (interpretato da Aaron Eckhart) che stringe alleanza con Jim Gordon (Gary Oldman) e con Rachel Dawes (in questo film impersonata da Maggie Gyllenhaal) amata da Bruce Wayne ma indissolubilmente divisa da lui a causa dell’altra identità del miliardario, di cui è a conoscenza.

Il conflitto interiore di Batman è dunque giocato su due fronti ma sempre con gli ideali che Harvey Dent rappresenta come antagonisti. È quest’ultimo, infatti, a fare breccia nel cuore dell’amica d’infanzia di Bruce Wayne. È lui ad incarnare ciò che Bruce Wayne/Batman vorrebbe essere.

Il due è ciò che caratterizza il procuratore distrettuale, un filo rosso che fa capolino nella sua vita (il soprannome con il quale era chiamato in gioventù, i suoi frequenti scoppi d’ira, la moneta che egli porta sempre con sé) fino alla tragica trasformazione nella creatura sfigurata, nel corpo e nella psiche, che è Due Facce. Una volta in lui manifestatosi, persino esteriormente, questo latente dualismo, anche Harvey Dent diviene progenie/agente del caos. Decide la sorte delle sue vittime tirando a sorte e, come il Joker, crede fermamente che i pilastri del mondo siano la violenza e l’ingiustizia. Dunque, cavalca l’onda del terrore che il Joker ha liberato a Gotham.

Alfred Pennyworth e Lucius Fox, interpretati da mostri sacri del cinema mondiale, rispettivamente Michael Caine e Morgan Freeman, assurgono più che mai in questo film a figure di padri, consiglieri, amici di Bruce Wayne/Batman.

I dialoghi, nelle scene che riguardano il rapporto tra questi personaggi, sono profondi e intensi. Giocati sull’intelligenza degli interlocutori, sull’acume di Fox, sulla saggezza di Alfred, sulle lacerazioni interiori di Bruce Wayne, sono costruiti in maniera esemplare nei testi così come nei tempi.

Il Cavaliere Oscuro è più spettacolare di Batman Begins ma è anche più complesso per le dinamiche tra i protagonisti, più intenso per le caratterizzazioni di questi ultimi, più cupo e  inquietante per le situazioni, le scenografie, la scelta dei colori.

Nolan ha dimostrato di essere riuscito a rendere appieno, sul grande schermo, l’oscura leggenda che è Batman.