«Le fate esistono. Non sto parlando delle piccole Campanelline trasparenti appollaiate sui funghi velenosi. Sono persone di dimensioni normali: abitano in un proprio mondo che solo di tanto in tanto si sovrappone e si incrocia con il nostro.Sono un’altra specie, diversa dagli esseri umani, ma altrettanto intelligente. Noi dobbiamo apparire a questi esseri non meno strani ed esotici di quanto loro sembrano a noi; forse qualcuno di loro non crede alla nostra esistenza!»

 

Con queste parole Fred aveva cercato di allargare gli orizzonti di Ian, e di mostrargli un mondo del quale non sospettava neppure l’esistenza. Certo, ne aveva sentito parlare, ma per lui erano solo miti, o fiabe per bambini. Fino al momento di scegliere se porre in dubbio le proprie certezze e avventurarsi su sentieri quasi sconosciuti pur di non lasciare nulla d’intentato nelle sue indagini per ritrovare Amy.

 

Da sempre affascinata dai misteri della realtà più che dai mondi completamente immaginari, e dalla possibilità che esistano altri reami che solo occasionalmente toccano il nostro, con Il codice delle fate Lisa Tuttle si è accostata ai miti celtici per narrarne le storie in forma moderna.

 

Per Ian Kennedy sono passati anni da quel suo primo caso e dall’incontro casuale con Fred e le sue incalzanti domande. Ormai è un investigatore esperto, e anche se la situazione economica non è delle migliori fa un lavoro che gli piace, cosa che basta a compensare i piccoli problemi quotidiani. Più difficile è accettare lo smacco per un caso non risolto, soprattutto quando sfocia in una tragedia.

È anche per questo, per lasciarsi alle spalle la triste vicenda di Linzi Slater, che Ian è felice di accettare da Laura Lensky il compito di ritrovare sua figlia Peri.

Ben presto il suo incarico lo porterà in luoghi dove non credeva di tornare, su sentieri tracciati dalle fate e dei quali difficilmente gli umani possono seguire il percorso, e a rischio di perdere se stessi.

 

La storia segue lo svolgersi delle indagini attraverso le conversazioni con le persone più vicine a Peri alternate a episodi del passato di Ian, in un percorso a spirale in cui a volte per avvicinarsi alla verità bisogna allontanarsene, e osservare le cose da un punto di vista leggermente diverso. E nel quale i ricordi del passato lasciano echi profondi, che non possono essere ignorati.

 

La trama di un giallo dunque, sulla quale però si innestano temi che la ragione non può spiegare, e nella quale le vicende moderne trovano un loro controcanto in una manciata di capitoletti posti al di fuori dell’andamento lineare del tempo che narrano di persone misteriosamente scomparse.

Semplici, disadorne, descritte con pochi rapidi tratti, queste storie nella storia condensano in uno spazio brevissimo episodi inquietanti, che lasciano domande senza risposta.

Misteri, come recita il titolo originale dell’opera, cose che non si possono intendere.

 

Il tutto narrato con una scrittura fluida e scorrevole, che si fa leggere facilmente. La ricercatezza è lasciata ad altro, alla struttura della storia con i suoi continui balzi temporali. Ai piccoli dettagli disseminati lungo le pagine che all’improvviso diventano importanti. Alla caratterizzazione dei personaggi, descritti spesso con poche parole ma capaci di spiccare a tutto tondo, con i loro aspetti che li rendono veri e riconoscibili ma anche con i loro misteri.

 

Non un fantasy nel senso tradizionale del termine ma un’apertura su un mondo fantastico, vivo e affascinante e allo stesso tempo assolutamente normale. Perché a volte è proprio nelle cose più normali, o nelle parole più quotidiane, che si celano i misteri più grandi.