Finita l’esecuzione il gruppetto inizia il viaggio di ritorno al maniero di famiglia. Tutta l’escursione è stata funzionale a quella che per Martin è stata la prima scena delle Cronache del ghiaccio e del fuoco: il ritrovamento dei cuccioli di meta-lupo nella neve. Prima di arrivarci, però, ci sono due scambi di battute molto significativi.

Dopo aver ascoltato un dialogo fra Jon e Robb, suo fratello maggiore, Bran chiede al padre se sia «possibile che un uomo che ha paura possa anche essere coraggioso». Eddard ha smesso i panni del giudice, ed è tornato a essere il padre amorevole ed educatore dei figli. Ed essendo ciò che è, un uomo che non si piega a compromessi, che cerca sempre di comportarsi nel modo più onorevole anche nelle circostanze più difficili e che tratta tutti con rispetto ed è pronto a riconoscere i loro meriti risponde «Possibile? Bran, è quella l’unica situazione in cui si fa strada il coraggio

Nelle sue parole si percepisce il rispetto per l’uomo che ha appena ucciso, il rimpianto per averlo dovuto fare, ma anche la volontà di far capire al figlio quale sia il modo giusto di comportarsi. Subito dopo Eddard gli chiede se abbia capito perché lui ha eseguito personalmente la sentenza decapitando l’uomo invece di incaricare del compito un boia. La risposta è quanto mai chiarificatrice dei principi che guidano Ned, e fa suonare un campanello d’allarme in vista dei giorni futuri.

«Noi Stark crediamo ancora che chi pronuncia la sentenza debba essere anche colui che cala la spada» afferma. «L’uomo che toglie la vita a un altro uomo ha il dovere di guardarlo negli occhi e di ascoltare le sue ultime parole. Se il giustiziere non riesce ad affrontare questo, allora forse il condannato non merita la morte

Parole dure pronunciate da un uomo che non si è mai tirato indietro di fronte al suo dovere, anche se la sua stessa integrità ha finito per spingerlo, tanti anni prima, a fare una promessa che in determinati momenti pesa su di lui come un macigno. Ma ha ragione, come dimostreranno i volumi seguenti, a rimarcare che «un sovrano che si nasconde dietro un boia fa in fretta a dimenticare che cos’è la morte

Subito dopo avviene il ritrovamento. Semisepolta dalla neve c’è l’enorme forma scura di una meta-lupa, ritrovata in una zona dove non se ne vedevano da duecento anni. L’animale è morto a causa di qualcosa che le si è conficcato in gola.

L’edizione italiana parla del rostro mutilato di un unicorno, ma nei quattro romanzi scritti da Martin – diventati nove volumi nell’edizione italiana – non si parlerà più di unicorni. In questa semplice frase si cela quello che è probabilmente il più grave errore del traduttore, l’esperto Sergio Altieri.

Nell’edizione originale il corno che ha causato la morte della meta-lupa appartiene a un cervo, non a un unicorno. E come il meta-lupo compare sullo stemma di casa Stark, il cervo compare su quello di Casa Baratheon, alla cui famiglia appartiene l’attuale sovrano, Robert Baratheon.

Si spiega così il fatto che alla vista della punta imbrattata di sangue sui cavalieri della guardia di Eddard scenda il silenzio. I loro sguardi rimasero fissi sul rostro. Nessuno osò aprire bocca. Bran percepì la loro paura, anche se non ne capì la causa.

Bran non comprende l’oscuro presagio che incupisce gli adulti, e alla prima lettura del romanzo il dettaglio può forse passare inosservato, ma qui Martin ha già iniziato a far addensare le sue fosche nubi sui Sette Regni.

Accanto all’animale morto ci sono i suoi cuccioli appena nati. Contrariamente al volere del padre, Robb e Bran decidono di tenerli con loro. Decisivo nell’ottenere il consenso è l’intervento di Jon, che fa notare come si tratti di tre maschi e due femmine, così come lord Stark ha tre figli maschi e due femmine.

«Il meta-lupo è il simbolo della Casa Stark. I tuoi figli erano destinati ad avere questi cuccioli, mio signore» conclude, escludendo sé stesso dal conto in quanto bastardo. Inutile dire che gli animali svilupperanno un legame speciale con i loro padroni, e che in alcuni casi ne determineranno o condivideranno la sorte.

Quando il gruppo è appena ripartito Jon trova un sesto cucciolo, un albino. Un cucciolo i cui occhi erano aperti, vigili, mentre quelli degli altri erano ancora ciechi.

Theon ride, e ironizza sul fatto che l’animale morirà in fretta, ma il giovane è di tutt’altro avviso. «Ti sbagli, Greyjoy.» Jon guardò il protetto del padre con uno sguardo impassibile, raggelante. «Questo appartiene a me.»

Con queste parole si chiude il capitolo, dalla pagina successiva saranno gli occhi di Catelyn ad accompagnare per breve tempo il lettore nei Sette Regni, prima di un nuovo cambio di scena.

Martin ha affermato che il ritrovamento dei cuccioli è stata la prima scena che si è presentata alla sua mente, in modo tanto vivido da impedirgli di ignorarla. In seguito sono arrivate tutte le altre immagini, finché a un certo punto ha dovuto fermarsi per costruire il background del suo mondo e dei personaggi che lo abitano. Ma già in queste poche pagine s’intravede quella profondità che ha reso la saga una delle più amate opere fantasy degli ultimi anni.