All’inizio della masterclass a Lucca Comics & Games, un gesto semplice ma memorabile ha stabilito subito il tono dell’incontro: Iain McCaig, celebre illustratore e concept artist di fama internazionale, ha offerto della focaccia a tutti i partecipanti. Un atto di gentilezza che ha immediatamente dissolto le distanze, trasformando la lezione in una conversazione conviviale.

Tradotta e moderata da Chiara Codecà, la sessione si è articolata in due parti: la prima dedicata al percorso personale e artistico di McCaig e al progetto che al momento lo sta assorbendo maggiormente: Smalltown Tales; la seconda incentrata sull’arte di scrivere storie per il cinema.

La visione artistica di McCaig

McCaig ha aperto l’incontro con una riflessione che racchiude gran parte della sua visione artistica:

L’arte è una lingua. Ognuno ha la propria, e raccontare storie è qualcosa che gli esseri umani fanno costantemente — anche quando sognano.

Per lui, dunque, il disegno non è un semplice strumento di rappresentazione, ma una forma di comunicazione universale, capace di connettere esperienze, emozioni e immaginazione. Le storie, sostiene, sono ovunque: perfino nel segno stilizzato di una pista ciclabile, che già contiene una narrazione implicita e suscita la possibilità di cambiarla, reinterpretarla, farla evolvere.

Chiara Codecà e un entusiasta Iain McCaig alla masterclass Visual Storytelling a Lucca Comics & Games 2025.
Chiara Codecà e un entusiasta Iain McCaig alla masterclass Visual Storytelling a Lucca Comics & Games 2025.

Ricordando gli inizi, McCaig racconta di come il suo amore per il disegno sia nato dai dinosauri, creature reali ma allo stesso tempo fantastiche — un ponte tra il mondo concreto e quello della fantasia. Cresciuto in Canada, in un ambiente ricco di stimoli, con genitori amorevoli, scherza sul fatto che ha frequentato dei posti magici, in cui uno entra e quando esce sa un sacco di cose… si chiamano scuole. Aggiungendo, poi: Credo che questo mi abbia impedito di diventare un serial killer!

In realtà, nei suoi primi anni, McCaig immaginava per sé un futuro da scrittore. Ha studiato a lungo e si è impegnato molto per quello, ha passato un sacco di tempo a scrivere sceneggiature e soggetti per storie e film. È stato solo durante un viaggio in Scozia, la patria dei suoi antenati, a diciotto anni, che il suo percorso ha cominciato a cambiare direzione. L’ingresso all’accademia d’arte ha poi trasformato quella passione in mestiere. Da allora non ha mai smesso di disegnare, continuando però a scrivere: un dialogo costante fra parola e immagine che ancora oggi definisce la sua cifra stilistica.

Durante la masterclass, McCaig ha alternato aneddoti ironici a momenti di profonda introspezione. Il soggetto del film Fitch, realizzato da AppleTV+, per esempio, sembrava non interessasse a nessuno: dopo averlo fatto girare tra le case di produzione cinematografica senza successo, finì in un cassetto per anni. Finché una notte ricevette una chiamata da Tom Hanks. Proprio in questa vicenda, però, se ne incastra un’altra: il racconto del suo infarto, avvenuto mentre stava lavorando alle visualizzazioni per il film e durante il quale è rimasto clinicamente morto per cinque minuti. Tornato a casa dall’ospedale, racconta, ha ripreso in mano gli schizzi lasciati in sospeso: Tre ore dopo il mio rientro stavo già disegnando, mostrando, poi, il frutto di quel lavoro (l’illustrazione che potete vedere qui sotto).

Il lavoro di Iain McCaig alla masterclass Visual Storytelling a Lucca Comics & Games 2025.
Il lavoro di Iain McCaig alla masterclass Visual Storytelling a Lucca Comics & Games 2025.

Da quell’esperienza è nata una sorta di seconda vita artistica: la consapevolezza che quarant’anni di sketch, appunti, storie e soggetti che aveva realizzato per sé e non per qualche committente, non potevano restare chiusi in un archivio o — come ha detto con ironia — finire in un falò alla mia morte. È così che è nato il libro Smalltown Tales, un grande mosaico narrativo ambientato in una tipica cittadina americana, dove può succedere di tutto: invasioni aliene, licantropi, Romeo e Giulietta o, anche… Romeo che diventa un Licantropo!

Quel progetto si è poi evoluto ed è stato fiero di annunciare che è diventato la base per un film che l’artista stesso inizierà a girare la prossima estate in Canada: un ritorno alle origini, geografico e spirituale insieme.

Nel corso dell’incontro, McCaig ha anche mostrato una selezione di film iconici ai quali ha contribuito nel ruolo di designer e concept artist: Star Wars, Harry Potter, The Avengers, Guardians of the Galaxy, Il libro della giungla, Terminator 2 e molti altri. Ma anche un assaggio del suo metodo di lavoro nel creare creature e personaggi, spesso ispirandosi a foto, immagini o anche attori reali. In particolare, uno dei personaggi di Smalltown Tales sembra esser ispirato a Peter Capaldi che, colpo di scena, è stato suo compagno di corso all’accademia. Il ricordo diviene divertente perché l’attore scozzese: Non era portato per il disegno, ha raccontato, così è passato al teatro. Una scelta, col senno di poi, che si è rivelata profetica.

Il lavoro di Iain McCaig alla masterclass Visual Storytelling a Lucca Comics & Games 2025.
Il lavoro di Iain McCaig alla masterclass Visual Storytelling a Lucca Comics & Games 2025.

McCaig ha poi parlato di The Face, un suo cortometraggio per bambini dedicato al tema della morte, ma costruito — come tiene a sottolineare — in modo che il finale lasci il buon umore. Un altro progetto mai realizzato, invece, è stato un videogioco ispirato a Jurassic Park. Nella sua idea c’era un uomo capace di comunicare con i raptor e doveva concentrarsi su cosa sarebbe successo se i dinosauri fossero liberi sulla terraferma, a Malibu, anziché confinati su un’isola. Per presentarlo a Spielberg, McCaig realizzò un cortometraggio in computer grafica in Svezia, che termina con il titolo: Jurassic World. Inutile dire che alla fine non abbiamo avuto il via libera per il videogioco, precisa ridendo, lasciando tutti liberi di dedurre da soli che, evidentemente, è diventato qualcosa d’altro.

Ogni episodio, anche il più bizzarro, riportava sempre a un medesimo filo conduttore: la necessità di raccontare, di dare forma a mondi che già esistono nella mente, ma che aspettano solo di essere disegnati.

Il lavoro di Iain McCaig alla masterclass Visual Storytelling a Lucca Comics & Games 2025.
Il lavoro di Iain McCaig alla masterclass Visual Storytelling a Lucca Comics & Games 2025.

Come suddividere la storia in atti

La seconda parte della masterclass, invece, si è trasformata in una vera e propria lezione di sceneggiatura. Con il piglio del narratore esperto, McCaig ha illustrato la costruzione di una storia per il cinema, articolata nei tre atti classici.

Atto I

Ogni storia, ha spiegato, deve partire da una domanda precisa: che cosa vuole, con tutto il cuore, il protagonista? Non un concetto astratto — come la pace nel mondo — ma qualcosa di concreto, riconoscibile, che il pubblico possa comprendere immediatamente e per cui possa empatizzare, facendo il tifo perché il protagonista riesca ad ottenerlo. Il primo atto serve a definire il genere, a presentare i personaggi, basta solo sapere il loro nome e l’età, ci sarà tempo poi per raccontare il loro passato, e soprattutto a introdurre un ostacolo così grande da sembrare insormontabile. Il suo esempio è Star Wars: Una nuova speranza, dove la missione iniziale di Luke di salvare la Principessa Leia è solo una parte del disegno. Il primo atto, dice McCaig, in realtà è un trucco di magia: distrae lo spettatore. Il vero punto non è ciò che il protagonista vuole, ma ciò di cui ha bisogno. È attorno a questo che ruota realmente tutto il film.

Atto II

Questo segmento, solitamente lungo il doppio del primo, rappresenta l’attuazione del piano. È anche la parte più rischiosa, perché può disperdere la tensione narrativa. Serve dunque un momento di rottura, un evento dirompente che trattenga l’attenzione dello spettatore: nella saga di Star Wars, ad esempio, è la morte di Obi-Wan Kenobi. Se è successo questo, che altro potrebbe succedere? Lucas, però, osserva McCaig, dona a Luke non uno, bensì due “bisogni”: la volontà di essere presente per le persone amate e il proprio destino (simbolizzato dalla spada del padre). Il secondo atto si chiude quando il pericolo sembra ormai alle spalle e i protagonisti si illudono di essere salvi.

Atto III

Il terzo atto, al contrario, coincide con il momento più basso della storia: quando tutto sembra perduto. Nel caso di Star Wars, è quando Tarkin rivela di star tracciando la nave dei ribelli. Quella che si credeva essere la salvezza, potrebbe essere la condanna per tutta la Ribellione. A quel punto, il protagonista è chiamato a scegliere: rinunciare oppure seguire ciò di cui ha davvero bisogno. È la decisione che svela la verità interiore del personaggio, indipendentemente dall’esito finale. Il finale può essere felice o tragico, non importa, ha concluso McCaig, ciò che conta è che il pubblico sia con il protagonista.

Ha poi richiamato L’Impero colpisce ancora, considerato da molti il capitolo più amato, perché racconta proprio quella scelta impossibile: Luke diviso tra diventare un Jedi e salvare i suoi amici. Tenta di fare entrambe le cose – e fallisce. Ma lo amiamo per questo.

Il lavoro di Iain McCaig alla masterclass Visual Storytelling a Lucca Comics & Games 2025.
Il lavoro di Iain McCaig alla masterclass Visual Storytelling a Lucca Comics & Games 2025.

Le domande del pubblico

Le domande finali del pubblico hanno toccato temi universali per ogni artista: il blocco creativo, la dispersione di idee, la difficoltà di scegliere una sola direzione. McCaig ha risposto con umorismo e con una saggezza disarmante: Se proprio vi rendete conto che non riuscite ad andare avanti, perché siete bloccati, non avete idee o ne avete troppe e non sapete scegliere… lasciate tutto. Uscite di casa e fate qualcosa di buono per gli altri. Per chi non ha da mangiare, per chi è malato o vive per strada. Gratis, senza pubblicità. Vi aiuterà davvero. E se anche non funzionasse, avrete almeno fatto qualcosa di buono per il mondo.

Un consiglio che racchiude, in fondo, tutta la gentilezza che McCaig ha dimostrato fin dal primo istante in cui è entrato nella sala e la filosofia dell’intera sua carriera: l’arte non come esercizio di vanità, ma come atto di generosità, un modo di restituire al mondo la bellezza che ci è stata affidata.