Chiunque abbia letto i primi tre libri de La saga di Earthsea (rispettivamente Il mago di Earthsea, Le tombe di Atuan e La spiaggia più lontana, tutti pubblicati dall’Editrice Nord e riediti di recente anche dalla Mondadori), dovrebbe sapere bene che genere di fantasy scriva Ursula K. Le Guin: di grande livello, tanto quanto la sua fantascienza.

L’autrice, del resto, non è passata inosservata nel corso degli anni. Ha ottenuto numerosissimi riconoscimenti: il National Book Award, ben cinque Premi Hugo e cinque Nebula. Gli eccellenti romanzi scritti durante la sua carriera l’hanno infine portata a ricevere il titolo di Grand Master nel 2003, assegnato soltanto a pochissimi noti (tra cui Isaac Asimov e Arthur C. Clarke).

Figlia di una scrittrice e di un antropologo, l’autrice di questo I draghi di Earthsea ci dona un’altra delle sue meraviglie, toccante e sognante nel contempo.

Il volume contiene non uno, ma ben due romanzi: Tehanu, scritto nel 1990, e I venti di Earthsea (The other wind), scritto nel 2001, per un totale di 400 pagine circa.

Avete capito bene: quattrocento. Una delle grandi caratteristiche dei romanzi di Ursula Le Guin è la loro brevità, in fondo relativa, ma certo evidente se paragonata ai grossi tomi che gli autori contemporanei di fantasy sfornano come noccioline.

E, siccome il numero di pagine è in sé un mero dato statistico, sottolineo che la qualità delle storie raccontate e della prosa utilizzata sembrano inversamente proporzionali.

A mio avviso, Ursula Le Guin è una spanna sopra qualsiasi autore contemporaneo.

La sua prosa scroscia nella mente come un ruscello di montagna, è limpida e fresca. Non c’è nulla fuori posto. Qualsiasi espediente tecnico l’autrice decida di utilizzare passa inosservato, tanta è la sua maestria e tanto è fluida la narrazione degli eventi.

I due romanzi contenuti sono, va detto, piuttosto diversi. Il primo, Tehanu, narra una vicenda singolare. Ciò che lo differenzia dal secondo è che non vi accade molto, sembra quasi un’introduzione, peraltro poetica, a I venti di Earthsea. Considerando le quattrocento pagine del volume in oggetto come un tutt’uno, questo volume è strepitoso.

Sia chiaro, considero anche il solo Tehanu un ottimo romanzo. La storia, però, è esattamente l’opposto di un romanzo d’azione ed è comunque quasi priva di eventi degni di nota. In questo senso, si sentano avvisati i lettori: Earthsea non è intrattenimento effimero, è letteratura, è qualcosa di profondo, che lascia il segno... con o senza eventi.

Affermazione discutibile? Be’, io la penso così.

E, credetemi, non voglio dire che la letteratura non possa intrattenere. Anzi, l’alta qualità di per sé intrattiene... trattiene, tiene il lettore incollato al libro e gli fa girare una pagina dopo l’altra. A patto che non si stia cercando qualche guerriero che maciulla orchi a pié sospinto.

A fine romanzo non ho tirato un sospiro di sollievo, dopo un finale al cardiopalmo. No. Ma mi sentivo bene, sereno, e cullavo amorevolmente il tepore delle visioni di Ursula Le Guin, più che spettatore, attore non protagonista, uomo di Earthsea. Ancora una volta, dopo tanto tempo, ho riscoperto il fascino assoluto dell’immaginazione, la potenza totale e devastante della fantasia, capace di sradicarti dal presente e di farti vivere altrove, per un po’.

La verità è che questa grandissima autrice, almeno per quanto mi riguarda, riesce a fare ciò che nessun altro fa altrettanto bene: piega la narrativa fantastica al servizio della realtà. O viceversa, ancora non ho ben capito. E ti rende parte delle sue visioni come nessun altro, trascinandoti nella sua realtà.

La fantasy di Earthsea è umana, nel senso più positivo che riuscite a dare al termine. E non fraintendetemi, perché di cose grandiose e fantastiche (nel senso di fantasy) ne accadono eccome, soprattutto nel secondo romanzo.

Eppoi, i suoi draghi... mi ha commosso, di nuovo. E di nuovo li ho visti volare alti nel cielo, quasi fossi anch’io lì. Dimenticate tutti i draghi di cui avete letto nei romanzi fantasy. Dimenticateli tutti! Se non vi siete mai trovati di fronte quelli di Ursula Le Guin, allora non sapete quanto maestosi, forti e terribili possano essere.

Cito, da “La saga di Earthsea” (tomo unico dell’Editrice Nord, contenente i primi tre romanzi): «I draghi! I draghi sono avidi, insaziabili, infidi, spietati, privi di scrupoli. Ma sono malvagi? Chi sono, io, per poter giudicare le azioni dei draghi?... Sono più sapienti degli uomini. In un certo senso sono come i sogni, Arren. Noi uomini facciamo sogni, operiamo la magia, compiamo il bene, compiamo il male. I draghi non sognano. Sono sogni loro stessi. Non operano la magia: è la loro sostanza, la loro essenza. I draghi non fanno: sono.»

La mia soggezione nei confronti di quest’autrice è tale che anche scrivere questa recensione mi fa sentire inadatto. Leggete la saga di Earthsea, dall’inizio se riuscite a trovare i primi tre romanzi. E leggete questo volume, perché se amate la fantasia, allora amerete i draghi di Ursula Le Guin, la cui fantasia è pura realtà.