Torna il protagonista del precedente romanzo di Fabrizio Valenza, Geshwa Olers e Il viaggio del Masso Verde.

In questo secondo capitolo dei sette previsti del ciclo denominato Storia di Geshwa Olers, cominciamo a conoscere meglio il mondo nel quale agisce il personaggio.

Geshwa decide di arruolarsi nell'esercito e dopo alcuni incontri poco fortunati riesce a raggiungere il battaglione di addestramento e a farsi accettare.

La prima parte del romanzo ricorda, fatte le dovute proporzioni, un misto de Il gioco di Ender, Harry Potter e una versione senza sesso di Ufficiale e Gentiluomo. L'addestramento militare come metafora della crescita, della presa di coscienza delle proprie possibilità e responsabilità.

Tutto molto esplicito davvero. Molto sfacciato nelle intenzioni.  Alberi da 

superare, mostri ibridi di diverse razze animali creati appositamente per l'addestramento (nessuna Shadrila è stato maltrattato per il romanzo però, vi tranquillizziamo), marce, rigido addestramento formale, servono a costruire episodi che contribuiscono alla crescita del personaggio e dei suoi rapporti con i comprimari e con l'ambientazione.

Di situazione in situazione, Geshwa cementa l'amicizia con il commilltone Medòren e si guadagna la stima dei superiori.

Forse troppo, forse troppo in fretta, si comincia a chiedere il lettore a un certo punto. Forte, intelligente, dotato di acume investigativo e per niente pronto a farsi gli affari suoi, il narratore sfida la sospensione dell'incredulità quando pone un aspirante fante di fronte agli intrighi politici dell'universo narrativo.

Il perché, invece di preoccuparsi del proprio addestramento il giovincello debba chiedersi il ruolo del suo battaglione nella faida tra le famiglie nobili dei Logontras e Ailone, talvolta sfugge. Se non fosse che le cose debbano accadere, probabilmente i superiori di Ges lo manderebbero a pulire bagni in seguito alle sue poco discrete domande. Nulla di tutto ciò. Il giovane fante sembra un astro in ascesa.

Ma qui mi fermo. Perché non è il caso di narrare troppo. Sappiate che il narratore l'obiettivo di spiegarci tutto questo se lo pone. Quello che sembra pretestuoso in un dato momento della trama, si spiega più avanti. Qualche perplessità però rimane sul reale scopo del narratore.

Cura c'è sicuramente nel costruire un complesso universo narrativo, fatto di terre da scoprire, di famiglie in lotta per il potere, di genealogie in cui perdersi.

Alla fine il personaggio è poco più di una pedina. Non faccio anticipazioni trascendentali se vi comunico questo espediente del narratore. L'uso del personaggio che è convinto di governare il proprio destino e che invece scopre di essere in mano a un gioco più grande di lui.

Altri trucchi narrativi sono più o meno palesi nel romanzo. Invece di aprire una porta e trovare una segreta, il nostro eroe deve talvolta faticare, magari spezzarsi la schiena sgombrando un magazzino. Un lettore scafato immagina da solo che certe situazioni narrative non possono essere fini a sè stesse, e per qualcuno potrebbe persino essere piacevole scoprire che i fili narrativi si annodano e non restano pendenti, anche se in modo previsto e prevedibile.

Tutto bene quindi? Il narratore ci parla di un mondo con molti dettagli. I personaggi sono simpatici e la struttura  della trama, nella sua essenzialità e prevedibilità, non scricchiola.

Eppure alcune cose non convincono.

In parecchie occasioni il narratore sembra sottolineare e rimarcare concetti che sono stati già mostrati. Una sorta di commento ridondante che appesantisce la lettura. Smagrire il testo di queste ripetizioni era possibile senza che il lettore si perdesse qualcosa.

Non convincono la maggior parte dei dialoghi. Ho fatto molta fatica a distinguere i vari personaggi dal solo dialogo in varie occasioni. Quasi tutti i personaggi sembrano esprimersi con la stessa prosa ridondante del narratore, come se fosse questi a riferire le loro parole.

In conclusione.  L'autore ha fatto un grosso lavoro di costruzione della sua ambientazione e dei suoi personaggi. L'arco narrativo è suscettibile di sviluppi. Anche i personaggi hanno di fronte a loro un percorso di crescita. 

Indispensabile è che, parimenti, cresca l'autore sul fronte tecnico-strutturale, anche con l'aiuto di buoni editor, come quelli che tutto sommato hanno salvato questo romanzo. Non sembra che manchi la dedizione al compito. Siano i lettori a decidere se seguire o meno i prossimi, e già annunciati, cinque volumi della saga.