Nata da un progetto di Guillermo del Toro e scritta e prodotta da René Echevarria e Travis Beacham, Carnival Row è la nuova serie di punta di  Amazon Prime Video, uscita sulla piattaforma di Amazon il 30 Agosto. 8 episodi della durata media di 60 minuti, che vantano un cast di primissimo piano, tra cui i due protagonisti Orlando Bloom e Cara Delevingne, legati dalla più classica delle storie d’amore in stile Romeo e Giulietta. L’universo di Carnival Row è in parte diverso dal nostro, con la presenza nella società della razza fatata scappata dalle proprie terre a causa di una terribile guerra. I personaggi si muovono in una sorta di Londra vittoriana con la presenza di elementi gotici e fantasy che danno alla serie un tocco di originalità rispetto ad altri prodotti con atmosfere simili come, ad esempio, l’Alienista.

Gli elementi del racconto: amore, razzismo crime story

La storia di Carnival Row ruota attorno a tre elementi: il legame tra i due protagonisti, Rycroft Philostrate e la fata Vignette Stonemoss, i delitti del misterioso serial killer che terrorizza la città di Burgue e i conflitti sociali tra esseri fatati e umani.

La relazione tra il bel soldato e l’esotica fata ha davvero poco di originale e non contribuisce alla riuscita della serie. Se i primi episodi sono dedicati quasi solo a questa sottotrama, dopo il chiarimento nel lungo flash back dove si assiste al loro incontro e alla nascita della passione, l’interesse va azzerandosi. Diverso è invece il caso di un’altra coppia, quella tra la ricca e smorfiosa Imogen Spunrose e il fauno Agreus, e in cui il razzismo e poi l’amore hanno decisamente un altro impatto sul prodotto. Perché se è vero che è la crime story ad essere al centro di Carnival Row è altrettanto palese che sia proprio il razzismo, la paura per l’immigrato e il diverso ad essere l’elemento più importante e interessante della vicenda. Il popolo fatato scacciato dalle proprie terre a causa di una guerra per il controllo del territorio tra nazioni umane è costretto a emigrare, cercando salvezza in paesi stranieri. Ma lì, invece di essere accolti come profughi che hanno perso tutto vengono trattati come un popolo inferiore, la cui massima aspirazione è quella di trovare un impiego come domestici. Discorso decisamente famigliare anche nel nostro mondo. Sempre tra le sottotrame azzeccatissima anche quella con protagonista il figlio del cancelliere con epilogo finale, quello sì inaspettato.

Sul terzo versante, quello della trama principale con investigazione e caccia al serial killer Carnival Row non brilla per originalità. Qualche colpo di scena abbastanza prevedibile ma soprattutto intuizioni da parte dei personaggi che sanno un po’ troppo di deus ex machina. Sarebbe bastato lavorare soltanto un po’ più di fioretto per rendere convincente qualche passaggio troppo forzato.

Plauso infine per tutti gli aspetti tecnici, dalla scenografie ai costumi e alla messe in scena, in linea con un prodotto cinematografico.

Carnival Row è senza dubbio un buon prodotto televisivo che ha il merito di parlar chiaro su ciò che gli sta davvero a cuore e ben venga, quindi, una seconda stagione già annunciata.